domenica 31 dicembre 2006


Cattivi pensieri



Come sono nervoso in questo momento, agitato, inquieto, come un adolescente lascio che la rabbia venga sfogata con questa scrittura di fine anno. Perchè ho così tanto bisogno di fare un resoconto di quest'anno? non lo so. Raro è che scriva di getto senza sapere dove andrò  a finire con questo post.  Stò regredendo, tutto ciò non porta a nulla.  Frasi sconnesse e pensieri smorzati, che non portano a nessun concetto. che sclero, vorrei che questo fosse l'ultimo capodanno che inizio in questo modo. Un odio verso tutti mi assale. Vedere qualcuno a cui poter nascondere il mio stato gioverebbe. Purtroppo se uscissi questa sera vedrei solo persone con cui sono sincero, e non nasconderei nulla, anzi peggiorei la situazione.



Descrivere tutto ciò che è accaduto quest'anno? a che serve?  Cazzate, cazzete, scrivo, non riesco nemmeno a concentrarmi su di un racconto da terminare...Sapevo che queste feste sarebbero state penose, e ora sono alla resa dei conti. Tutto è inutile, L'abitudine mi ha logorato, anche una ricorrenza annuale come questa mi sembra inutile. Vorrei avre un sogno da inseguire per poter scegliere di mollare tutto. Stasera è meglio rimaner soli, voglio rimaner solo, perchè tante persone allegre intorno a me peggiorerebbero solamente. Ora vorrei un cucciolo di cane da coccolare tutta la notte, accarezzarlo e farlo addormentere fra le mie braccia.



Parlo di me ? perche lo faccio ? tutto ciò è ridicolo...i miei pensieri stanno scorrendo più veloci dela scrittura ed è impossibile stargli dietro. Domani mattina mi sentiro meglio sicuramente, ma spesso , tristezza, malinconia, inquititudine sono mie fedeli compagne. chissà fino a quando continuerò cosi. Spero solo che , il prossimo capodanno rileggendo questo post riuscirò a farmi 2 risate



 By ...



LENTAMENTE MUORE

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi e' infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un
sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della
pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere
vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice
fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una
splendida felicita'.

Pablo Neruda



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martedì 19 dicembre 2006


Dialogo del giorno: - Babbo il mondo è una merda



      - Guarda positivo, figliolo, serviremo da concime per un nuovo pianeta



                                              By Kirby



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domenica 17 dicembre 2006


SexAporter...è il titolo del libro che contiene un mio racconto. se lo aquistate , io non ci guadagno nememno un euro,  se percaso vi imbatterete in questo libro(aquistabile solo tramite internet)  il mio racconto è "occhi-di-ghiaccio"  www.nuoviaoutori.org



La sbronza (terza ed ultima parte)



Tornò nuovamente sul suo letto , con la differenza che ora c’era chi si occupava di lui.
La madre, lo sommerse d’attenzioni e lui ne trasse giovamento. Iniziò a sentirsi meglio per il semplice motivo di essere accudito. Nell’istante in cui provò questa sensazione, un brivido corse lungo la sua schiena. Vedendo la madre che si affannava per lui, comprese quanto fosse dipendente dal prossimo, e di non preoccuparsi delle conseguenze delle sue azioni…
In seguito fu nuovamente raggiunto da conati di vomito, questa volta però ebbe solo degli spasmi; non vomitò nulla.
Rimase abbracciato per alcuni minuti alla tazza, nell’attesa che quello scombussolamento fisiologico terminasse. Fece alcuni profondi respiri, e pensò a tutte le volte che era stato in quelle condizioni pietose; ai momenti in cui si era comportato in modo immaturo.
“Che cosa centra in tutto questo Clara?”, “Qual’è il motivo perciò si è allontanata?”, “perché non dovevamo rimanere in contatto?”, si chiese Jonnhy.
Quando iniziò a sentirsi meglio, uscì dal bagno. Ad attenderlo c’era il padre che domandò come si sentisse. Lui rispose che iniziava a sentirsi meglio.
Si sedette alla sua scrivania. Poggiò le mani sulla testa e le usò per mantenerla.
“Aveva paura di legarsi a me?”, “Il motivo?”. Cercò di mettere insieme i tasselli. Aveva avuto rimproveri per il suo modo di affrontare la vita.
Jonnhy, forse iniziava a capirci qualcosa.
“Forse, aveva paura di legarsi a me, perché mi riteneva un irresponsabile. Di conseguenza non vedeva in me una persona con cui dividere il proprio futuro; e se si fosse legata ulteriormente a me, poi sarebbe stato troppo doloroso separasi”.
“Perché non ha mai cercato di parlarmene?”
“ah giusto” disse nel silenzio della sua camera. Le volte che lei lo aveva rimproverato, aveva sempre evitato di intavolare una discussione.
“La mia ignavia mi è costata un amore” mormorò.
Provò fastidio per se stesso , avrebbe voluto cambiare, essere un altro. In una settimana non aveva nemmeno provato a contattarla. Aveva subito passivamente gli avvenimenti.
“ E ora ?” “Voglio cambiare ?” “ E poi in che modo ?””e possibile cambiare senza snaturare se stessi ?”.
Si morse le labbra. “Non è possibile cambiar se stessi in un giorno”
Mille dubbi cui nessuno poteva dar risposta
“Non berrò più, per affogare i problemi”. In cerca di certezze promise di non ubriacarsi più.
“E Clara ?”. La mente ricorre a lei. L’amava ancora. Non poteva lasciar correre ora che sapeva. Rimase in riflessione
Arrivo la sera. Jonnhy aveva dormito nuovamente. Al suo risveglio si sentiva accaldato e debole, ma per il resto sembrava tutto bene. Sul comodino accanto a lui un pacco di grissini e la confezione di pillole anti-vomito.
Aveva le mani dietro la testa, guardava il soffitto. Alla radio suonavano un pezzo degli anni settanta.
“Domani la telefono…cosa posso dirle…” “non lo so ancora” “ho tutta la notte per pensarci
“In fondo non posso cambiare in un solo pomeriggio”. Sorrise. 

              by  Kirby



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lunedì 11 dicembre 2006


La sbronza (seconda parte)



Jonnhy torna nella sua stanza ed accese la radio. Le note di una malinconica canzone dei Radiohead iniziano a diffondersi nell’aria. Sul tavolo , oltre alla radio ci sono libri universitari, appunti, e cd musicali sparsi.
Nel frattempo tornano a casa i suoi genitori. Il padre s’affaccia dall’uscio della porta e lo guarda dicendo: “Tutto bene?”.
Jonnhy con lo sguardo nel vuoto annuisce senza dir nulla; poi rimase nuovamente solo con i suoi pensieri.
Per la prima volta , quanto disse “Ti amo” a Clara, lo pensava veramente. Giorno dopo giorno era sempre più innamorato.
Dal giorno del rimprovero qualcosa cambiò; sempre più spesso capitava che Clara fosse distante, più s’avvicinava il loro anniversario e più erano le volte che era preoccupata.
Lui, in quei momenti provava a chiedere spiegazioni, ma le sue risposte erano sempre evasive: “Non preoccuparti”, “Passerà”.
S’era fatta ora di pranzo, il suo corpo era ancora provato, lontano dall’essere in piena forma; ciò nonostante, mangiò tutto quello che gli si pose davanti.
A fine pasto, tornò a stendersi sul letto, perché avvertiva ancora un senso di stanchezza.
Nel silenzio della sua stanza,pensò all’ultimo indizio a sua disposizione. Una settimana prima che si lasciassero fu accusato di non programmare il suo futuro, di vivere alla giornata, di fare in modo che gli altri si occupassero di tutto.
In quell’occasione, anche se Clara aveva esagerato con quelle affermazioni, lasciò cadere l’argomento, perché era già evidente il suo distacco e non voleva scaturire una discussione.
Nel ricucire i suoi ricordi s’assopì. Un sonno di breve durata lo attendeva, infatti, si risvegliò poco dopo con un giramento di testa.
Gli sembrò di essere ritornato a stamattina. Aprì gli occhi e vide tutto annebbiato, il suo corpo era ancora uno straccio. Provò a chiudere gli occhi, ma era amplificato il suo stordimento. Preferì per restar seduto sul suo divano letto a fissare il vuoto, mentre il suo stomaco iniziava a brontolare.
Continuò a pensare a suo primo amore, anche se era in quello stato. Un amore che gli era sempre stato ricambiato, fino a quando il meccanismo s’inceppa. Più s’avvicinava il loro primo anniversario e più era distante, come se avesse paura di legarsi a lui per un motivo che gli sfuggiva.
Un senso di nausea iniziò a farsi avanti accompagnato da leggeri dolori addominali.
“Forse mi verrà da vomitare” pensò. I dolori si fecero sempre più acuti ed iniziò a sudare. Quando capì che era arrivato il momento , corse in bagno senza dir nulla e vomitò il pranzo nella tazza.
Nel cammino di ritorno per la sua stanza lanciò una rapida occhiata alla cucina: il padre guardava alla tv un programma sul calcio e la madre lavava i piatti.
Accasciatosi sul letto come un sacco di patate, provoca il cigolio del letto.
Chiudendo gli occhi ha la sensazione che il suo corpo giri su se stesso.
Dopo la sosta in bagno, era ancora più a pezzi di prima. Antichi dolori gli tornano alla mente, quelli della sua precedente sbronza; in quel caso la causa scaturente fu la triplice bocciatura ad un esame.
Iniziò a ragionare su se stesso. Ogni volta che qualcosa non andava per il verso giusto si rifugiava in una in una gran bevuta per affogare tutto. Era il suo modo di affrontare i problemi. Sicuramente non era il metodo migliore per un ragazzo di 25 anni, ma era il suo modo di affrontare la vita.
In fondo aveva la testa sulle spalle, ma in situazioni critiche si lasciava andare, comportandosi anche in modo immaturo; se suo padre avesse saputo che aveva lasciato guidare l’auto ad un amico senza patente, lo avrebbe falciato.
Non pensava mai al futuro, come sosteneva Clara ? In parte era vero; frequentava l’università, e per il momento gli bastava questo, non si preoccupava cosa avrebbe fatto dopo. Perché avrebbe dovuto ? C’era sempre chi si preoccupava per lui…
Passarono i minuti e le sue condizioni di salute erano stabili, in altre parole uno straccio completo. Immagina tutto il macello che aveva nello stomaco, i suoi succhi gastrici che impazziti lottavano quello che era rimasto del pranzo. Rimase in uno stato di dormi-veglia fin quando ricomparve il senso di nausea.
“Porca miseria” pensò; sapeva cosa l’aspettava fra poco.
Senza fiatare , nel momento cruciale, ritorno in bagno, e tirò fuori il resto del pranzo.
Fino ad allora aveva deciso di nascondere il suo malore, poi incrociando sua madre, rivelò tutto senza pensarci due volte… (continua)



                                    By Kirby
                          



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giovedì 7 dicembre 2006


Una storia seria con cui ho partecipato ad un concorso ma non ho ottrnuto nulla...



La sbronza(prima parte)



- Grazie per avermi fatto da autista
- Di niente figurati.
Con la mano incerta, infilò la chiave nella serratura e chiuse l’auto, poi barcollando leggermente imboccò la strada verso casa. Entrò nel suo palazzo urtando con la spalla il cancello d’entrata; nonostante fosse di ferro non emise un singolo lamento.
Nella sua mente non c’era traccia d’alcun pensiero; a testa bassa si concentrò a salire le scale nel modo più rettilineo possibile. Aprì la porta di casa, ed entrò. Si mosse nel buio agilmente, anche se era in quello stato. Tutto quello che fece in quel momento fu infilarsi il pigiama e sprofondare pesantemente nel suo letto. Chiuse gli occhi e un forte giramento di testa venne a dargli il bacio della buona notte, stanchezza e alcool nel sangue fecero il resto, cadendo in un sonno profondo…
Un istante dopo, era mezzogiorno. La luce del sole che batteva sulle sue palpebre, lo destò. Era tutto rintronato, la sua testa girava ancora, la sua bocca era tutta impastata e la saliva aveva un sapore disgustoso.
Pian piano il puzzle di pensieri iniziava a comporre.
La sera prima s’era preso una bella sbronza bevendo whisky
Cosa aveva fatto tutta la serata ? Questa parte è vaga. Era vicino ai suoi amici, ma cosa avesse fatto tutto il tempo lo ignorava completamente.
La sua memoria ha iniziato a funzionare verso9 la fine della serata.
Com’era tornato a casa dato che non era stato in grado di guidare? Giusto, aveva fatto guidare la sua auto da Peppe, che non ha nemmeno la patente.
In questi giorni era molto inquieto, spesso di pessimo umore. Un senso di fastidio lo accompagnava giorno dopo giorno così aveva deciso di ubriacarsi, ed era riuscito nel suo intento. Quando era in quello stato, scattava nella sua testa un meccanismo d’auto-lesionismo.
Ora il suo corpo era immobile nel letto , era intorpidito, e stava scontando il post sbronza.
Allungò lentamente il braccio ed afferrò il cellulare poggiato sul comodino. Telefonò ad un suo amico che era presente ieri sera:
- Ciao, sono io, come va ? … si sono ancora vivo per fortuna.
Si fece raccontare tutto quello che non ricordava poi congedò l’amico.
Quando posò il cellulare per la prima volta in quella giornata i pensieri, si rivolsero a Clara.
Era trascorsa una settimana dall’ultima volta che la vide. Non occorreva scomodare Freud per capire che la causa della sua recente inquietudine era lei.
Pensava all’ultimo bacio che si erano dati, alle parole con cui l’aveva lasciato…
La sua vescica , nel frattempo, si fece sentire, costringendolo ad andare in bagno controvoglia.
Pose i piedi per terra, e rimase seduto nel letto per alcuni minuti, per dare tempo al corpo di abituarsi; nel frattempo la vescica cominciava a procurargli dolori pulsanti.
In modo scomposto, e reggendosi alla spalliera di una sedia, intraprese il cammino verso il bagno. Accese la luce, abbassò i pantaloni e mentre faceva pipì, rivolse lo sguardo verso lo specchio. Emise un suono di disapprovazione nel vedere il suo viso riflesso: viso pallido, occhiaie e barba incolta. Quell’aria sfatta lo disgustava.
“L’alcool fa proprio male” pensò.
Lavatosi il viso, uscì dal bagno e mestamente si recò in cucina. Il suo stomaco brontolava; per placarlo iniziò a trangugiare biscotti. Era seduto sul tavolo, come faceva, a fissare il vuoto; il rumore della sua masticazione si diffondeva nel silenzio.
In pochi minuti aveva ingerito una decina di biscotti. Nel frattempo iniziò ad immaginare il cibo che masticava nella sua bocca, poi la scesa lungo l’esofago , e la poltiglia che pian piano riempiva il suo stomaco. Quando ebbe finito avvertì strani rumori provenienti da quest’ultimo; sentiva che i succhi gastrici erano ancora in subbuglio.
Seduto su quel tavolo rimembrò Clara: “Forse è meglio non vederci più” disse lei per congedarsi.
Quella sera sapeva che stava correndo il rischio di perderla, ma era tranquillo, avrebbe fatto qualche battuta idiota per rompere il ghiaccio, e lei si sarebbe sentita a suo agio. L’importante era rinsaldare il loro rapporto. Quello che accade purtroppo non era nei suoi piani. Clara fu molto distante per tutta la serata; un’aria di gelo regno per tutto il tempo. Sotto il portone di casa sua, un’arringa per salutarlo per sempre : “ Forse è meglio non vederci più” “Non sono in grado di continuare questa storia” “ Non voglio legarmi a te” .
“Perché?”, “In che senso?”.
Clara sembrava non ascoltare le domande e continuava imperterrita: “Forse non sei la persona giusta per me”. Quelle parole gli rimbombarono nella mente
“Non rimanere nemmeno in contatto sarà la cosa migliore”. Quella sera non ebbe nessuna risposta. La possibilità di controbattere gli fu negata. Dopo un tiepido “ciao” Clara sparì per sempre dalla sua vita.
Jonnhy sapeva dentro di lui che le risposte non aveva avuto quella sera, le doveva ricercare nei suoi atteggiamenti dei giorni precedenti.
Tra pochi giorni sarebbe stato il loro primo anniversario. In un anno mai un litigio, mai una discussione accesa, sempre in armonia perfetta.
Il primo sintomo accadde circa un mese fa: Clara era soprappensiero e lo rimproverò di essere un ignavo privo d’obiettivi. ...(continua)



                By Kirby



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domenica 3 dicembre 2006


Questo è un periodo strano( tanto che ritorno a parlare di me), ho bisogno di capire, ho bisogno di crearmi speranze per..., ho bisogno di crederci. Una canzone accompagna quasi in modo ossessivo le mie giornate (ascoltandola, mi commuovo, un turbine di pensieri mi raggiunge), ho iniziato ad ascoltarla sempre più, ora è una di quelle che amo, ed l'ho legata a me con una promessa...il testo poi, è quanto di più idoneo è possibile, leggendolo l'ho caricato di significati (grazie a kekko per la traduzione)



RELEASE by Anathema



Seeing is believing but I don't want to know
walk on through the wasteland I just can't let go
face down I just break down when I see you cry all the
time (sometimesssssssss)



Hold on please hold on to me tempt fate release escape



Someone now is screaming as the flames fly high
think now that we're lost here and we don't know why
face down I just break down when I see you cry all the time



Hold on please hold on to me tempt fate release escape



Behind those grey and lonely eyes
unforgotten by time
reality is dawning
our spirit is awakening
and somewhere in the hurricane
hope is waiting
crying in the distance
and calling out your name



(trad) RILASCIAMI



vedere è credere, ma non voglio sapere
passeggio tra le terre desolate, non posso lasciar correre
a testa bassa, viene da spezzarmi quando ti vedo piangere sempre



Agrappati, ti prego aggrappati a me, tenta il fato, Rilasciami, fammi fuggire



Qualcuno adesso sta piangendo nel guardare le fiamme alte nel cielo
Pensa che siamo persi qui e non sappiamo il perchè
a testa bassa, viene da spezzarmi quando ti vedo piangere sempre



Agrappati, ti prego aggrappati a me, tenta il fato, Rilasciami, fammi fuggire



dietro questi occhi grigi e soli
imperdonati dal tempo
la verità sta sorgendo
il nostro spirito si sta svegliando
e in qualche parte dell' uragano
la speranza aspetta
urlando distante
e chiamando il tuo nome



   BY Kirby



 


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