lunedì 30 dicembre 2013

In-certezze di fine anno


Ho imparato a cucinare la salsa di noci, la moussakà e a la zuppa di castagne e fagioli
Ho ancora problemi a girare una frittata
Quando parlo coi bambini ho il vizio di sporgermi in avanti e piegarmi per abbassare la testa alla loro altezza
Mi hanno detto di avere una bella espressività
Mi hanno detto anche cose negative, ma il mio cervello le ha rimosse
Senza una mano potrei sopravvivere, ma non senza l’ironia
Ancora non ho capito cosa voglio fare da grande, ma ci sono vicino
A capire dove sbaglio con le donne, sono ancora lontano
Come fece la scrittura, ora il teatro mi sta cambiando la vita
Ho vinto un viaggio a Barcellona e andrò con mia sorella
Ho vinto due biglietti per il film “Capitan Harlock” e non so chi invitare Il mio pensiero da portare nel prossimo anno è ottimista perché da un anno di merda, nascerà un anno di fiori ( o forse De Andrè era un coglione)
Questa è l’immagine da portare nel prossimo anno

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See you next year Kirby  

giovedì 19 dicembre 2013

La Satira della Porchetta


Insieme ad altri scansafatiche ho aperto un canale di satira su Fb. Se volete seguiteci . Ecco un mio assaggio Arriva l'app del movimento 5 stelle

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By Kirby

martedì 26 novembre 2013

Il succo della prosperità

Come ogni anno partecipo al premio Santa Margherita ( concorso letterario a tema vinicolo) e come ogni anno non mi classifico :-)

Il succo della prosperità

Era una giornata calma e placida alle pendici del Vesuvio. Giovanni aveva trascorso la mattina a lavorare nella vigna, quando sentì piangere.
Dapprima pensò che l’avesse sognato, forse era stanco, ma si concentrò ad ascoltare e seppur debole, il vento portava a lui un lamento. Proveniva dalla boscaglia al limitare della vigna. Seguì la fonte inoltrandosi nella vegetazione e distinse il pianto di una fanciulla. Avvicinandosi, vide che lei, era di spalle a un albero e circondata tutta intorno da rovi spinosi alti e fittissimi. Indossava solo una stoffa bianca.
Quando vide Giovanni, gli disse di essere alla ricerca dei pomi d’oro per le nozze della sorella, ma era stata imprigionata lì, perché Lui non voleva.
Cercò di liberarla, ma lei si oppose; se voleva aiutarla, doveva procurarle i pomi d’oro. Giovanni fu affascinato dalla sua bellezza, c’era qualcosa in lei che lo spinse alla ricerca senza opporsi.
Non aveva mai sentito di pomi dorati dalle sue parti, e pensò di provare per assonanza. Dall’orto, raccolse in una cesta dei pomodori del piennolo e li portò alla ragazza, ma fallì.
Gli spiegò la prigioniera, dalla voce ammaliante, che pomi d’oro si affogano nel vino per offrire agli sposi, come per il rituale di buon auspicio, qualcosa che li sfami e dissenti insieme.
Giovanni pensò di portarle delle percoche, pesche gialle usate nel vesuviano per la sangria napoletana. Ritornò da lei con alcune pesche mature, ne lanciò uno oltre i rovi, ma arrivò dall’altro lato marcio. Posò lo sguardo su gli altri frutti ed erano marciti tutti. La ragazza urlò dallo spavento e un uomo comparve da un albero.
Si presentò come Bacco. Aveva un viso senza età, con il naso e le gote rosse, era rivestito da grappoli d’uva e foglie di vite. Sporcare il sapore del vino con i pomi d’oro era una barbarie, non era degna di lui, e aveva bandito quel rituale. Quella ninfa stava trasgredendo a un suo ordine perciò l’aveva imprigionata. Giovanni la difese, dicendo che erano percoche non pomi d’oro e poi anche quella commistione era degna di esistere. Bacco non si smosse e aveva intenzione di punire la fanciulla per la disobbedienza. Allora lui gli pungolò l’orgoglio. Insinuò che non sarebbe riuscito a resistere dal finire un calice di vino con le percoche, dopo il primo sorso.
La libertà della ragazza contro la vendemmia dell’anno fu il piatto della sfida.
Giovanni tornato a casa, sciacquò la frutta con l’acqua corrente e la pelò. Stappò un falaghina e lo riversò nella caraffa. Tagliò la frutta giallo ocra a pezzi irregolari e la lasciò cadere nel recipiente, il rumore risuonò, nella cucina, rotondo e perfetto. Infine pose il vino con le percoche in frigo. Nell’attesa si addormentò.
Sognando tutte l’uva delle viti che marciva davanti ai suoi occhi, si risvegliò ansioso. Recuperò il recipiente e lo pose controluce per osservarne il colore brillante, poi con un mestolo lo assaggiò rassicurandosi.
Sotto il sole caldo del primo pomeriggio, percorse il campo a ritroso, la vigna silenziosa parve seguirlo.
Bacco era lì seduto in attesa a occhi chiusi, mentre la ninfa suonava una nenia col suo flauto. Quando gli fu posta ai suoi piedi, la brocca, alzò le palpebre e afferrò il vino.
Bevve un sorso e sorrise.
Giovanni si risvegliò all’albero della ninfa, da solo e senza caraffa; quell’anno, il raccolto fu il migliore di sempre.

By Kirby

martedì 19 novembre 2013

Il Dio Delle Patate



E se un giorno la Terra tremasse e si squarciasse con una crepa lunga chilometri? E se da questo lungo solco, insieme alla lava incandescente, fuoriuscisse il Dio delle Patate?
L'essere che ha generato tutte le patate esistenti. L'immenso tubero grande come una luna, che vive nell'abisso del nostro pianeta, verrebbe a chiedere conto di tutti i suoi sudditi che abbiamo ingurgitato, per secoli.
Patate scuoiate vive, tagliate e gettate in olio bollente senza vergogna, senza la minima emozione.  Patate strappate dalle braccia della loro terra, lessate e schiacciate.  Un genocidio perpetrato nel silenzio e nell'omertà in nome di una morale deviata: non parla, non ha voce.
Alla sua comparsa, tutte le patate del pianeta volerebbero verso di lui, e trovarsi per strada con dei proiettili vaganti che ti sfiorano la faccia, non sarà un felice momento. Come monito per i posteri,  il Dio delle patate, avvolgerebbe in fiamme eterne, le fabbriche di sterminio della Mac Donald, i vulcani erutterebbero all'unisono il più bollente purè di patate della storia della cucina.
 < Una piccola radice si formò dal mio corpo, alimentata dal Sole, crebbe fino a circondarmi. Nacque un suolo fertile in cui il mio popolo ha vissuto in pace. Fino alla comparsa dell'essere più cieco e malvagio che la memoria di un tubero possa ricordare. Distruggono e consumano tutta la mia superfice. Perdono tempo a raggiungere il cielo e non ascoltano le preghiere di chi é sotto, parassiti che giocano a far dio. Mi consola sapere che non sarete mai grandi abbastanza da distruggere la radice, e quando ritornerò, vi sarete già estinti da secoli>  Queste sarebbero le sue parole.
Ma siccome nessuno conosce la sua lingua, non sarebbe compreso. Vedremmo solo la più grande patata che l'uomo possa immaginare, fuoriuscire dal pianeta e volare via nello spazio, insieme a tutti gli altri tuberi presenti sulla Terra.

 By Kirby

lunedì 4 novembre 2013

Parole estreme


Il 4 novembre del 1995 fu ucciso il premio Nobel per la pace Yitzhak Rabin. Aveva firmato degli accordi di pace con la Palestina. L’evento suscitò le ire della destra religiosa, che arrivò a protestare in piazza. Rabin fu ucciso da un estremista di destra.
Il 30 Gennaio del 1948 fu ucciso invece Mahatma Gandhi candidato per 5 volte al Nobel per la pace. Fu ucciso da un fondamentalista indù radicale.
Mentre l’omicidio di dittatori e guerrafondai può causare controversia, qui, si parla di uomini ben diversi per cui la condanna dell’assassinio dovrebbe essere unanime.
Difficile immaginare, per un uomo normale, chi può volere la morte di persone che si sono mosse per la pace del proprio paese.
Un mese fa, un esponente del gruppo di estrema destra ha ucciso un rapper greco antifascista. Venerdì scorso sono stati uccisi due esponenti di Alba Dorata, la polizia, dalle indagini ha rilevato che si tratta di un’esecuzione di natura politica, probabilmente una vendetta per il rapper ucciso.
Estremista e fondamentalista sono due parole affini. La prima è utilizzata per la politica, la seconda per la religione.

Estremo: si ricorre sempre a questa parola in caso di omicidi politici o religiosi. La storia del killer è ridotta a una scatoletta, non c’è altra ragione nella sua mente che compiere un omicidio per far valere le sue ragioni politiche.
Estremismo è una parola controversa, passa il messaggio che sia sinonimo di violenza. Io ho idee estremiste ma la violenza non è il mezzo con cui voglio applicarle. Non è l’estremismo che genera violenza ma piuttosto il contrario. Le menti deboli adattano la loro natura alle loro idee, perché è più facile modificare un pensiero che non il loro essere.
A scuola s’insegna che Tizio ha ucciso Caio ma nessuno insegna come una persona possa arrivare a compiere un omicidio non per denaro, non per passione ma per un falso ideale. E non sto parlando di dittatori o politici che hanno rovinato una nazione; quelli nessuno mai progettano di ucciderli, e purtroppo un uomo cattivo è facile da sostituire uno buono, no.

Non si spiega che l’ignoranza, la miseria e la povertà sono i migliori complici di certe scelte, insieme gli uomini cattivi consiglieri. Ci sono persone che hanno festeggiato, anche di nascosto, alla morte di Rabin e Gandhi. Certi assassini sono inconsapevoli marionette, certi assassini sono pedine sulla scacchiera del potere. Certi assassini sono soli.

By Kirby

martedì 15 ottobre 2013

Non sono stronzo, é che mi disegnano così




*ATTTENZIONE: Post dal contenuto volgare ed esplicito, Non adatto alle persone suscettibili


Non sono stronzo, é che mi disegnano così

Le donne ci prendono in giro per le nostre pulsazioni, dicono che pensiamo con il cervello in mezzo alle gambe ma non capiscono il dramma che comporta questa situazione.
Credete che sia facile avere un uccello per cervello? E’ una tortura. Ti rende la persona peggiore dell’universo. Tutto è rapportato al sesso e alla possibilità di accoppiamento. Hai un radar, il cazzo (dritto, se sei fortunato) ti comanda e dirige le tue mosse, i tuoi occhi e i tuoi pensieri a dove c’è figa. BIP BIP BIP.
Se il radar è attivo, i programmi per la serata sono in funzione della probabilità di rimorchio e di copula. Sera tra amici da scartare, concerto, meglio se accompagnati da figa, andare in un locale e tentare la fortuna in un locale. Ti succhieranno tutti i tuoi soldi per due cocktail, sarà pieno di gente, la musica a tutto volume, le migliori fighe saranno tutte ad accoppiate e pure le quelle medie e vorrai provarci con la barista, che ogni sera deve sorbire le tristi frasi da rimorchio dei disperati, tanto da essere diventata lesbica.
Diventi inumano, mentre ti spippi annoiato su youporn, ti capita di trovare il video amatoriale della tua compagna di classe, delle superiori, caricato dal suo stronzo ex. E pensi: “Guarda che troia, volevo farmela io” e ricominci a smanettarti la salsiccia con rinnovata foga. I commenti tra gli amici saranno tutti “Che troia” “che maiala” “come lo succhia” “come lo prende così” “come urla” e giù a infierire senza pensare che quelle cose le fanno anche tua madre, tua sorella e tua cugina con il risucchio e lo ingoio. SLURP SLURP
Siamo malati. Vorremmo guardare uno spettacolo teatrale e perderci nella drammaturgia, notare la regia, i costumi, le emozioni e i sentimenti degli attori e invece le uniche cose in cui ci perdiamo sono le cosce e le tette a balconcino della protagonista che muore. "Oh sì stenditi piccola, così da brava, urla, che troia, ti strapperei i vestiti a morsi e ti sbatterei davanti a tutti" e a casa giù a smascellarsi di seghe davanti alle foto del suo profilo .
Sei davanti al pc e vuoi scrivere il romanzo della mia vita, e t’interrompi ogni cinque minuti a controllare se qualche figa ti contatta da qualche parte. Su facebook, google plus, su twitter, un email, sul sito d’incontri di quinta categoria, in quello per scambisti, nei bagni dell’autogrill dove hai lasciato il tuo numero. E’ peggio di una droga e poi quando arriva un saluto controlli emozionato; vedi la foto e dici: “Naaaa è un cesso otturato” chiudi e ritorni a scrivere. Oppure se sei meno abbietto, pensi: “Ok questa me la trombo nel culo per non guardarla in faccia”.
Certo che avendo a che fare col pianeta donna, per sopravvivere devi fare un corso di stronzaggine, e lì la prima cosa che impari è ricorrere alla legge dei grandi numeri. Provarci con tutte, anche con la mamma del tuo amico. Perché spendere mesi inutilmente dietro una donna quando puoi aumentare le possibilità di vittoria aumentando gli obiettivi? Anche Ghandy lo diceva: " fate più figli, così prenderemo a calci quei fottuti inglesi". Non ci credete? Giuro, l’ho letto su Wikipedia.
Alla fine arriva quella che ti risponde e pensi “cazzo questa ci sta” e non è nemmeno male rispetto alla tua media e già immagini di andare a testa alta dagli amici con uno sguardo che vuole dire: “Guarda che figa che rimorchio; sono proprio un figo, tu invece sei il solito sfigato e ti farai le pippe sulla culone di Valentina Nappi” e invece a spellarti il wurstel sarai tu. perché la stronza dopo una settimana non ti calcola più. Oppure si comporta male con te e tu sei lì a cercare di riallacciare il rapporto. La tua parte intelligente è consapevole che devi andare avanti, e lasciar stare. Invece la tua parte figa-dipendente, ti fa stare davanti uno schermo a spremere quei pochi neuroni rimasti, non ancora bruciati dalla birra o dagli ormoni, a pensare un messaggio simpatico da inviarle. Fare qualcosa di simpatico per attrarre la sua attenzione, e mentre sei lì nel buio della solitudine, la stronza si sta facendo sbattere a gambe aperte, sulla lavatrice di uno studente Erasmus, a centrifuga attiva. E la tua dignità sprofonda, duecentocinquanta metri sotto terra. E nonostante tu sei laggiù, un rumore continua imperterrito…BIP BIP BIP…

By Kirby

Louis C.K.  è un comico americano dal linguaggio esplicito e dai contenuti politicamente scorretti. Questo post è dedicato a lui perchè anni fa non avrei avuto i lcoraggio di scrivere una cosa del genere

martedì 8 ottobre 2013

C'erano una volta le orge, poi è arivata la religione.





Le orge; quel momento di sesso collettivo usato dall'uomo a scopi ricreativi, ha conosciuto usi diversi nella storia dell'umanità.
Mi documentavo sui baccanali, i riti di adorazione a Bacco che si praticavano nell'antica Roma. Il baccanale dunque era una festa orgiastica, divenuta in un secondo momento (o forse ritornando alle origini), propiziatoria degli dei in occasione della semina e della raccolta delle messi.
Fino a che scopro la vera origine di queste feste orgiastiche, risalenti alla Magna Grecia. Ancor prima dei riti di adorazione, nacquero in seno alle comunità di pastori che vivevano sperdute tra le montagne. Sicuramente le pratiche sessuali che vi si svolgevano erano anch'esse finalizzate alla propiziazione ma anche ai festeggiamenti per i pastori che ritornavano dalla transumanza dopo un'intera stagione, oltre a svolgere una non secondaria funzione biologica di rimescolamento del patrimonio genetico di popolazioni che vivevano in luoghi remoti e che difficilmente avrebbero avuto altri modi di interagire fra loro.
Ecco quindi che le orge prima di essere un rito religioso e una festa propiziatoria, ha avuto una funzione biologica, vitale per una popolazione. Evitare l'accoppiamento tra parenti che indebolisce il patrimonio genetico e favorisce le malattie. Si ricorre così, a questi mega raduni a base di sesso.
Arriva poi la religione, che attinge come sempre alla vita reale per i propri riti divinatori. Tutte le religioni hanno rubato dalle consuetudini e leggende dell'epoca in cui sono nate, cristallizzando il momento che fu. Esempio classico e il maiale vietato dalla religione musulmana, una regola di salute per chi vive nel deserto che diventa infine dogma.
Tali riti furono poi vietati in epoca romana perché contrari alla morale dell'epoca. Oggi le orge non hanno più quell’importante funzione di un tempo e da alcuni può anche essere oggetto di condanna morale.
Ma non disperate una guerra nucleare potrebbe farla tornare in voga.


  BY Kirby

mercoledì 2 ottobre 2013

8 anni


Kirby: Buongiorno
Racconti-metropolitani: Prego accomodati
K: Grazie molto gentile.
Rm: Di cosa vuoi parlare oggi?
K: Pensavo alla ricorrenza di oggi. Otto anni in cui vengo nel suo studio a vomitare i miei pensieri.
Rm: Ti ringrazio per la fiducia e spero che tu continui a lungo.
K: Ho sempre qualcosa da condividere con te. Riflessioni che difficilmente posso inserire nelle chiacchierate tra amici e poi la gente mi guarda strano quando dico cose serie. I miei pensieri migliori sono tra queste mura digitali.
Rm: Cosa pensi di queste persone che non ti capiscono?
K: Sono idioti che non guardano oltre le apparenze oppure sono io che non m’impegno a mostrare lati e strati diversi di me, perché non sono adatto a questa vita.
Rm: Sono tanti quelli inadatti, non è una giustificazione del tuo silenzio.
K: E poi c’è un’altra cosa…
Rm: Cosa?
K: Ci sono cose più interessanti dei miei desideri, delle mie paure, della mia vita uguale a quella di chiunque altro. L’antropologia, la psicologia e come gli uomini si relazionano tra di loro, questo è il fascino; non una singola rotella, ma il meccanismo.
Rm: Filosofeggiare non ti salverà. Rischi la morte sociale. Il mondo va in un'altra direzione, bisogna dare l’impressione di essere vincitori, di avere la vita stretta nella mano, condividere le passioni, gli ostacoli e le sconfitte.
K: Cosa m’importa di avere un amore, un lavoro, una famiglia e dei figli? La mia progenie migliore è quella che lascio qui in questa stanza e da un po’ si è aggiunta quella che partorisco sul palco.
Rm: Queste sono menzogne. Dentro di te, hai quegli istinti
animali, come tutti. Vuoi un amore, lo sai. Soffri come tutti
K: Soffrire è un’esagerazione. Lo voglio ma senza, è un rischio in meno. Senza forza e fortuna, soddisfare questi istinti, mi renderebbe solo più schiavo di prima.
Rm: Se non soddisferai i tuoi istinti impazzirai da solo.
K: Può darsi, ma ora ho altre cose cui pensare.
Rm: Tipo?
K: La piramide di Maslow
Rm: Cosa è?
K: Un giorno te ne parlerò. Meglio andare ora, ancora auguri
Rm: Grazie, io sono sempre qui a tua disposizione.
K: Oggi è stata dura, per fortuna l’anniversario arriva solo una volta l’anno.


By Kirby

martedì 17 settembre 2013

Il perchè del culo

Il culo è la parte del nostro corpo dotata del muscolo più grande detto Grande Gluteo. Sostiene il peso del nostro corpo e ci permette di camminare in verticale tranquillamente.
Il culo, nella specie umana, ha anche la funzione di richiamo sessuale ancestrale. Funziona così: il culo è associato ai fianchi e avere un culo grande vuol avere fianchi ampi per accogliere un bambino e aumentare le possibilità che nasca senza problemi.

La natura mi affascina, riesce a unire l’utile al dilettevole.
Non siamo le uniche scimmie a usare il posteriore come richiamo sessuale, anche per i babbuini ha una funzione sessuale ma non ha tutta questa importanza nella locomozione.

Così penso all’atto di sculettare, il movimento di natiche durante la camminata, sembra così naturale nelle donne che mi fa supporre che sia tutta una questione anatomica. La natura in pratica ha dotato la donna di una camminata sensuale per attirare l’uomo.
Parlando con delle amiche psicologhe mi hanno ricordato di non sottovalutare l’aspetto mentale. Ovvero l’intenzione di sculettare volontariamente. Il dubbio se sia volontario o meno, assale la mia mente; è un tarlo che mangia i miei pensieri.
E’ una questione evoluzionistica per cui può cambiare, almeno per me, la visione delle cose. Non dimentichiamo che i tacchi oltre a far guadagnare centimetri alle donne, risaltano le gambe e movimento del culo rendendolo più “appetibile”
Cerchiamo di ragionare. Il corpo della donna è diverso dall’uomo, ha i fianchi più larghi per la conformazione delle ossa del bacino diverse. Per ospitare e partorire un bambino. Inoltre a differenza dell’uomo, il grasso corporeo si accumula sui fianchi e le cosce. Questo comporta oggettivamente che in media il culo è più grosso. Quindi quando una donna cammina, il movimento del suo posteriore è già normalmente più evidente di quello di un uomo.
Il dubbio dello sculettare volontario rimaneva un dubbio. Anch’io ci riesco se cammino in un certo modo, quindi volendo, potrei camminare sculettando. Per la prova del nove sono uscito per strada a osservare i culi. Osservare ogni tipo di posteriore, in shorts, in gonne, in jeans, giovani, vecchi, sodi, mosci, di donne e uomini indistintamente. Dovevo catalogare e capire. Nessuna valenza scientifica per carità, solo prove personali. Gli unici culi da scartare erano appunto quelli sui tacchi.
La prima cosa che noto è la più banale, il culo delle donne è più corposo quindi è maggiormente messo in risalto dal movimento. A un occhio inesperto quello può sembrare uno sculettare ma non è così. Decisivo è stato vedere una donna in pantaloncini corti che faceva footing. Non c’era nessun segno evidente di “sculettaggio”.
Più osservavo culi e meno vedevo quel famoso movimento oscillatorio presente nelle nostre menti.
Le poche persone che ho visto mostrare i segni evidenti erano delle ragazze giovani alcune in compagnia di un ragazzo e il movimento del sedere era accompagnato da un movimento oscillatorio dei fianchi (all’altezza delle maniglie dell’amore, per intenderci) che per camminare non ha nessuna importanza.

Come ho detto prima, anch’io posso sculettare scaricando il peso suoi fianchi mentre cammino. Alla luce di questi fatti posso concludere che l’anatomia della donna aiuta questo movimento oscillatorio del culo ma da solo non basta, interviene un elemento psicologico affinché lo “sculettamento” sia a regola d’arte!
(un ringraziamento a chi mi ha aiutato nell' impresa)
By Kirby


domenica 1 settembre 2013

Il tempo delle dediche


Il braccio muove sul giradischi e gli Smiths girano sul piatto.
“Take me out tonight/ Where there's music and there's people…”
Nove mesi, quanto il tempo necessario per un bambino. Nove mesi, il tempo di far scorrere tre stagioni. Nove mesi fa vidi il tuo sguardo e il tempo trasfuse via.
Tu. Chi sei tu? Cosa nascondi dietro quel libro?
Non ci sono parole su cui poggiarmi, perché parli attraverso le foto. Un mondo silenzioso fatto di concerti, di un viso che sfugge e di braccia in movimento. Riuscissi almeno a filtrare parte del tuo essere, avrei un inizio.
“Because I want to see people/ And I want to see life”
Cerco la nota da cui cominciare a ricomporre quel pentagramma. Ti sorprenderesti se fuoriuscisse un richiamo per unicorni? Una melodia per far ruotare le girandole, è facile. Addirittura una sciocchezza, quella per l’esplosione di palloncini. Il discorso è diverso se parliamo di creature che vivono solo nella nostra testa.
“And if a double-decker bus/ Crashes into us/ To die by your side”
T’immagino in un treno a guardare fuori mentre piove, disegni un fiore sul vetro appannato, e chissà quali pensieri ti attraversano mentre Morrissey canta nelle cuffie.
Su e giù per la penisola a percorrere il destino sui binari.
La tua valigia si fa e si disfa al ritmo di sogni e bisogni, mentre io inseguo la traccia nascosta di due sconosciuti.
“I thought, Oh, God, my chance has come at last/ But then a strange fear gripped me/ And I just couldn't ask”
Desideri e viscere
Le tue gambe nude che affondano nella sabbia umida.
Emozioni e illusioni.
La canzone profetica che sembra scritta per te.
Fantasia e vinile
In questa ricerca dell’invisibile, la soluzione era vicina a me, nel testo di una canzone.
La serratura è la cura che riponi nella gentilezza del prossimo.
“Take me out tonight/ Oh, take me anywhere/ I don't care, I don't care, I don't care”
Ora potrei capire cosa dicono i tuoi occhi, ma non posso più continuare…
“There is a light and it never goes out/ There is a light and it never goes out/ There is a light and it never goes out”
…ho dimenticato il loro colore…la musica è finita.
Il mio gioco era dedicarti canzoni, quel tempo non c’è più e questa la dedico a me.






By Kirby

domenica 18 agosto 2013

La piovra dai mille tentacoli


In Egitto sono state trucidate dall’esercito centinaia di persone. Stessa sorte per il popolo siriano. Nuove “piazze Tien an men” si affacciano in questo millennio. Situazioni politiche diverse, ma il succo rimane lo stesso, uomini morti ammazzati dall’esercito.
Lo Stato che usa l’esercito per uccidere il proprio popolo è il più chiaro sintomo del fallimento.
Sia chiaro che per fallimento non intendo per forza quello economico. Il mio è il “fallimento” morale ed etico che avviene quando lo Stato tradisce la sua Costituzione.
Lo Stato fallito è una piovra dai mille tentacoli arenata sul litorale, boccheggia, non vive, sopravvive, incapace di ritornare nel mare perché ogni tentacolo si muove per conto proprio.
In Italia, non c’è bisogno di questi episodi estremi per capire la metafora.
C’è un posto chiamato La terra dei Fuochi, badate bene non la Terra del Fuoco, la regione meridionale dell’America del Sud; ma una vasta area della provincia di Caserta in cui da decenni si bruciano rifiuti speciali e tossici in modo incontrollato. Ci sarà un motivo, se un medico di un reparto di neurologia, ti dice che le percentuali di casi di neonati con tumori celebrali dell’area, è straordinariamente superiore alle altre aree.
Nella mia regione non è mai stato realizzato registro dei tumori infantili, perché fa paura. Urlerebbe in faccia alla Stato che lui è incapace di difendere il proprio popolo.
Proprio come lo scellerato patto Stato-mafia. L’incesto col demonio è preferito all’ammissione di colpa, Siamo uomini, dobbiamo vivere nell’agio il più possibile, star bene noi e i nostri amici, dominare essere in cima; questo è il pensiero di ogni tentacolo.
Tu che sei dentro questa piovra, non capisci, e ti viene da urlare “Perché non ti muovi?”
Lo Stato fallito non riesce a compiere il bene per se stesso, si attorciglia nella sabbia in preda agli spasmi muscolari dei suoi tentacoli e la Costituzione è seppellita come rifiuti sulla sabbia.
In Cina hanno cancellato la strage di Tien an men. In Italia stragi su stragi sono avvolte da fumo. In Campania nascondono tutto il veleno che ingeriamo. La verità è sovversiva, la verità deve essere insabbiata.
Il mondo non ha bisogno di essere guidato veri uomini, ma da pazzi psicopatici che pongono l’interesse della comunità sopra il proprio.


 By Kirby

martedì 13 agosto 2013

Alla fine venne la donna


-Come si fa a conquistare una donna?- disse l'uomo appena entro nel bar.
- Se lo sapessi, farei i milioni e non servire da bere agli alcolizzati- rispose il barista poggiando sul bancone un rozzo bicchiere di vetro
- Ogni donna e una pianeta a se - disse sedendosi al bancone
- Una galassia - corresse il barista mentre versava un pessimo whiskey nel bicchiere
- Ad ascoltare i grandi saggi bisogna essere spiritosi, sicuri di se, affabili...- s’interruppe per bere
- è sempre stato me stesso nel conquistare una donna - disse il barista che avvitava la bottiglia
- Perché volevano essere conquistate da te, lì e facile, se poi e intraprendente, fin troppo - Poso il bicchiere sul tavolo, già quasi vuoto
- Allora non posso lamentarmi di quello che m'è capitato - Poggio la bottiglia sul bancone
- "Capitato"? Devo vivere per caso? Io voglio menare il destino per aria. Voglio scegliere - vuoto il bicchiere e fece cenno di un altro
- La scelta non e per tutti in questa vita - riempi di nuovo il bicchiere
- Io m'impegno e voglio baci non illusioni, solo che non capisco - abbasso lo sguardo puntando il bicchiere
- Cosa? -
Il barista poso la bottiglia e osservo l'uomo vuotare il secondo bicchiere, poi ottenne la risposta
- Quando ti guarda, ma non trasmette emozioni. Cosa c’è dietro i silenzi, educazione o interesse?
-L uno o l'altro, ma non ti fidare quando sono troppi- sospirò il barista
- Voglio lottare, scardinare i silenzi, leggere le apparenze essere guardato con gli stessi occhi famelici con cui guardo io - sollevo quel bicchiere e lo strinse forte
- Allora dovresti fuori in guerra, non a ubriacarti- disse il vecchio che era entrato nel locale
- Riposo - disse l'uomo grugnendo
- le battaglie consumano energia e giusto fermarsi per riordinare l'esercito- disse il barista prendendo il vino per il vecchio
- Povero soldato che si ricuce il cuore per una donna- disse il vecchio avvicinandosi al bancone
- Lei e qui, invece, per brindare ai suoi trionfi?- chiese l'uomo in tono di sfida
- Io ho perso, brindo alla mia disfatta come uomo- rispose il vecchio alzando il calice
- Che cosa avresti perso di così importante da meritare un brindisi?- chiese l'uomo gesticolando con il bicchiere in mano
-Avevo un popolo e tutte le donne che volevo, ora non nulla- il vecchio bevve un lungo sorso di vino.
-Allora invece di fare la predica a me perché non torni in campo?- l'uomo si alzo per avvicinarsi al vecchio
- Quando il ladro e il tempo non puoi chiedere indietro nulla- il vecchio, sorrise.
L'uomo sorrise
- Non vi accorgete di perpetuare sempre gli stessi errori; questa è la mia fortuna- disse il barista
Entrò la donna nel bar. Fu il silenzio

By Kirby

mercoledì 7 agosto 2013

Assaggio di saggio


Assaggio del mio saggio di improvvisazione teatrale (Primo anno)
In questo esercizio gli attori si scambiano il ruolo che interpretano di continuo
P.s. Tutto rigorosamente improvvisato




  By Kirby

venerdì 26 luglio 2013

L'ignorante vive


Sono convinto che l'incarnazione del male in questa società sia l’ignoranza. L'ignorante uomo o donna che sia lo riconosci dalla faccia, ha il viso chiuso e gli occhi spenti. Incredibilmente ottuso, si oppone all'ascolto delle persone e non è in grado di compiere semplici passaggi mentali. Ne consegue che non può agire nel bene della comunità in cui vive. Non capisce che i danni riportati alla comunità e all'ambiente ricadono anche su se stesso; e riporta tutto sul suo piano personale ed egoistico. L'ignorante risponde in modo gretto a primordiale al confronto con gli altri individui. Un rimprovero corrisponde a un attacco personale alla sua persona. Sempre pronto a difendere il suo status anche quando sta sbagliando.
L'individuo maschio è capace di aggradire con facilità incredibile. Perché per lui lo status è una priorità. Proprio la settimana scorsa un uomo al volante ubriaco aveva quasi investito un passante perché correva a folla velocità. Il pedone gli ha urlato di non correre perché lo stava per investire. L'autista è sceso dall'auto e ha pestato il passante mandandolo all'ospedale. Attenzione però, l'ignorante non è come un uomo primitivo o un indigeno. Questi ultimi non usano la violenza in modo indiscriminato, ma solo per necessità. Per l'ignorante i mezzi di comunicazione più efficaci sono la violenza e la prepotenza; chiunque intralcia la sua vita merita di essere punito. Il punto debole è la sua ingenuità.
 L'ignorante è facilmente abbindolabile. Luci, false promesse, verità distorte sono gli strumenti preferiti per chi vuole manipolare un ignorante. L'ignorante procreerà facilmente altri ignoranti portando avanti la dinastia. La soluzione perfetta è l'istruzione ma ci sono tipi di persone malvagie che preferisco avere gli ignoranti da manipolare con le loro menzogne. Chi lotta contro l'istruzione o è un inconsapevole ignorante o un consapevole malvagio. Per il bene comune, salva il primo e ammazza il secondo.

 By Kirby

martedì 16 luglio 2013

Il piccione


Favole della buonotte

Il Piccione
C'era una volta un piccione che nacque più nero degli altri.
I piccioni, è risaputo, possono assumere numerose colorazioni, dal bianco, al grigio, passando per il marrone e arrivare al nero.
Questo piccione, oltre ad essere quasi del tutto nero aveva anche una forma diversa. Non aveva la classica forma tozza e bombata ma più esile e allungata;
Un giorno si posò per caso su una ringhiera, mentre gli altri piccioni erano a terra a mangiare. Osservando gli altri da quella posizione, notò che la sua ombra, proiettata dal sole, era diversa da quella degli altri. Allargò anche le ali per osservarsi meglio.
Avete mai visto un piccione con le ali aperte, ammirare la sua ombra? No? Beh, lui lo fece.
Era lì a osservare gli altri dall'alto in basso. C'era quel gregge che mangiava e lui lì sopra, fiero e orgoglioso.
Lo notarono anche i suoi amici.
- Che cosa fai lì impalato, scendi a mangiare - gli chiesero.
- Zitti, io non sono come voi, io sono un corvo.
Così, nessuno più badò a lui.
Si stava convincendo di essere un corvo, data la sua statura, un giovane corvo. Passava il tempo appollaiato su spuntoni e rami. Mangiava al tramonto e all'alba, per non farsi vedere dagli altri. Rifiutava di nutrirsi di briciole ed era sempre alla ricerca di qualcosa di più succulento come insetti o lombrichi.
Una volta vide un piccione investito da un’auto. Gli atterò vicino, e mangiò alcuni bocconi della sua carne. Un altro colombo inorridì nel vederlo.
Il giorno dopo, iniziarono a evitare quel cannibale. Lui fu felice della situazione. Avevano paura di lui perché stava diventando un grande corvo, lo sentiva. Andò così a posarsi sulla ringhiera, dove aveva scoperto la sua essenza. Mentre mirava la sua ombra con fierezza, ne vide un altra sopra volteggiare sopra. Alzo la testa e vide un gabbiano.
- Tanto io sono un corvo, non può farmi nulla - Fu il suo pensiero, poi la sua testa rantolò dentro un becco.


Morale uno: L'anticonformismo uccide
Morali due: La stupidità fa male, ma un gabbiano di più.


By Kirby

venerdì 12 luglio 2013

Appendere le pagine al chiodo


La scrittura è una danza. Ho visto bei libri muoversi su un filo sottile per l'inesperienza dello scrittore. Sembrava lì per cadere, ma per fortuna la storia o gli editor l'hanno messo in salvo.

 La scrittura è una ballerina che danza sulle punte e sta allo scrittore scegliere la pista da ballo. Sia una corda sospesa sul precipizio o sia l'autostrada del Sole, i ballerini devono essere fluidi.

 La scrittura è la connessione che si crea tra lo spettatore e la ballerina che danza. Lei si muove con ritmo e lui osserva. Due persone, due mondi che s’incontrano, l'alchimia è lì, può nascere o abortire.

La scrittura può essere un tango raffinato destinato a pochi o una lunga conga spensierata, un tormentone che sarà dimenticato dopo un’estate o un evergreen buono per ogni occasione.

 C'è un solo errore da evitare. Non ammettere che ci siano anche i libri brutti. La colpa può essere del coreografo annoiato, dei ballerini fuori ritmo, o una musica decadente.

Non c'è da vergognarsi se la voglia di alzarsi dalla sedia e andare via prende il sopravvento. Nessun Dio della cultura ci fulminerà se abbandoneremo la danza a metà.

Nessun eresia signori. Più che lasciare un ballo è un peccato mortale sprecare la vostra vita. Uscite e andate in un alto posto. Sbirciate, entrate, siate i padroni del vostro mondo.

 Ci sono ballerine che ho amato. Ci sono passi che porto ancora con me. C'è una musica che riecheggia nelle mie orecchie. A volte ho sofferto per finire e volte senza ansia, ho appeso le pagine al chiodo.

 By Kirby (Per ulteriori approfondimrnti un vecchio Post )



 

domenica 7 luglio 2013

Penso quindi Sogno

«Io perciò non voglio stare fermo perché poi mi viene da pensare» disse una volta Luca mentre eravamo in vacanza. Era il tipo di persona che parla e si muove in continuazione. Quelle parole gli uscirono sulla spiaggia semideserta nel momento in cui ci si abbandona alla meditazione.
Penso che avesse paura dei suoi pensieri. La mente affronta montagne russe che possono portarti giù per poi risalire. Se nella tua vita c'è qualcosa d’irrisolto, lei corre lì per punzecchiarti e risolvere la questione. Luca correva per non farsi raggiungere dai suoi pensieri perché era spaventato di affondare e affogare.
 Ci sono persone invece che amano sguazzare dentro se stessi, io sono una di quelle. Cercare tra i ricordi, analizzare le parole dette e dissezionare le emozioni è qualcosa che ti conduce a un nuovo livello di consapevolezza.
Sembra qualcosa di complicato, ragionamenti da Sherlock Holmes che si affollano nella mente per risalire lungo il filo degli eventi, eppure basta nutrire il cervello nel modo giusto e lui schizzerà in orbita per conquistare nuove Lune.
Naturalmente l'uomo può essere soggetto a dipendenza e l'uso diventa abuso. 
Ho visto Ernesto, dall'elevata cultura accademica, inseguire e perdersi in turbine di pensieri fino ad accartocciarsi su cose immotivate e superflue. 
Ho visto Paolo, annullarsi sotto flussi di pensiero piroclastico.
Ho commesso gravi errori per eccesso di sicurezza, dimenticando che un singolo pezzo, può modificare la torre da costruire. 
 La ricerca di risposte è un viaggio onirico infinito che di continuo trasmuta dall'incubo al soglio.  Sia sia riguardi la propria vita, sia riguardi il mondo esterno, l’importante non è svegliarsi mai.

By Kirby


domenica 30 giugno 2013

Pensiero del giorno

Pensiero del giorno: Quando muore uno scienziato, ci osserva da lassù. Le spalle di un gigante

By Kirby

sabato 22 giugno 2013

la lista della spesa

(Racconto scritto per il concorso “la lista della spesa” in cui si partiva da una lista prefissata di oggetti)



La lista della spesa

Il signor Valdomarco aspettava da tempo questo momento. Aveva dribblato, il gas, la luce, la tarsu, il canone tv, il telefono, l'assicurazione e le medicine per la nonna; riuscendo a conservare poche decine di euro da spendere per sé. Come un mantra visualizzava nella mente gli acquisti dei suoi sogni. Il pennello da barba per sostituire quello vecchio, tutto spelacchiato e risalente al giorno delle nozze. Il set di asciugamani morbidi al posto di quelli consumati e rattoppati. Infine voleva il dopobarba alla fragranza di muschio, quel piacevole odore che lo faceva sentire rinato come un cervo col nuovo palco. Quando la vita è grama, solo nelle piccole cose si può trovare la felicità, così la pensava Valdomarco e ripassava nei suoi sogni il copione della sua giornata.
A testa alta  entra nella merceria per farsi mostrare i migliori pennelli, fa il ruffiano come se dovesse convincere il negoziante a vendere il pennello. Dopo una allegra conversazione acquista uno dei modelli più economici.
La suoneria del cellulare lo spinse fuori dal Nirvana. Sul display il nome di sua moglie Maria, non gli preannunciava niente di buono. Quando rispose fu avvolto da una spirale di urla e lamentele. Suo figlio Luigi aveva vandalizzato il cortile del commendator Mambretti, noto politico locale. La polizia comunale l'aveva preso e ora doveva rimediare al danno altrimenti il commendatore l'avrebbe denunciato.
Maria gli intimò di prendere carta e penne per annotare le cose da comprare. Vernice gialla e chiodi per risistemare la staccionata. Bulbi di Tulipano per sostituire quelli distrutti. Per la pausa pranzo del figlio,  pane, prosciutto, aranciata e bicchieri di plastica. Maria chiuse la telefonata senza aspettare replica. 
Valdomarco sconsolato imboccò la via per l'ipermercato.
Entrato nel santuario un senso di tristezza lo assalì.  Non aveva più quella sindrome di inferiorità. Si dispiaceva per chi negli ultimi tempi era sceso al suo livello. Una volta aveva riempito il carrello per sentirsi alla pari degli altri fedeli, poi lo abbandonò senza farsi notare. Ora la regola era cambiata, a vincere era chi acquistava di meno. Chiunque riempisse il carrello era visto con sospetto, additato come evasore fiscale, malavitoso o peggio ancora; amministratore pubblico.  C'era una sola bibbia per i discepoli, che dettava legge su cosa comprare, la  rivista delle offerte. Camminava tra gli scaffali consultando il sacro libro nella speranza di trovare qualche offerta per la sua lista della spesa. Deluso, ripiegò le speranze nel carrello e imboccò mogio il reparto delle vernici.
 Osservò il secchio di vernice gialla con aria di sfida. "Avanti prendimi" sembrava dirgli il secchio malefico. Valdomarco lo guardò immobile, abbassò gli occhi e si arrese.  Raccogliendolo vide il pennello indossare le ali e migrare verso l'isola che non c'è. Davanti ai bulbi di tulipano, l'asciugamano si era rinsecchita al sole e assunto la forma di dura e ruvida carta igienica. In quel momento sentì la sua barba crescere con insolita velocità e procurandogli un forte prurito. Si fermò per grattarsi poi continuò la sua spesa. Mentre era al bancone degli affettati i suoi peli bianchi e riccioluti assumevano dimensioni preoccupanti a tal punto da essere scambiato per Babbo natale. Quando ebbe finito, la barba gli era arrivata a terra; per poco non si attorcigliò alle ruote del carrello. Sembrava il conte di Monte Cristo dopo mezzo secolo di prigionia. Ogni centimetro di quella barba gli ricordava il suo fallimento e il carrello si riempì di pietre.
Lui e gli altri minatori si avviavano sudati, stanchi e con la schiena piegata verso la luce, l'uscita del tunnel.
 L’altare per l’espiazione dei peccati era a pochi passi da lui;  ogni colpa era sottolineata dall’occhio elettronico del  sacerdote e dal suo bip. 
Valdomarco in un lampo d’orgoglio staccò le mani dal carrello ed uscì dall'ipermercato sorridendo, poi gettò il foglio della spesa perché la sua lista la conosceva a memoria.
 

By Kirby