martedì 26 novembre 2013

Il succo della prosperità

Come ogni anno partecipo al premio Santa Margherita ( concorso letterario a tema vinicolo) e come ogni anno non mi classifico :-)

Il succo della prosperità

Era una giornata calma e placida alle pendici del Vesuvio. Giovanni aveva trascorso la mattina a lavorare nella vigna, quando sentì piangere.
Dapprima pensò che l’avesse sognato, forse era stanco, ma si concentrò ad ascoltare e seppur debole, il vento portava a lui un lamento. Proveniva dalla boscaglia al limitare della vigna. Seguì la fonte inoltrandosi nella vegetazione e distinse il pianto di una fanciulla. Avvicinandosi, vide che lei, era di spalle a un albero e circondata tutta intorno da rovi spinosi alti e fittissimi. Indossava solo una stoffa bianca.
Quando vide Giovanni, gli disse di essere alla ricerca dei pomi d’oro per le nozze della sorella, ma era stata imprigionata lì, perché Lui non voleva.
Cercò di liberarla, ma lei si oppose; se voleva aiutarla, doveva procurarle i pomi d’oro. Giovanni fu affascinato dalla sua bellezza, c’era qualcosa in lei che lo spinse alla ricerca senza opporsi.
Non aveva mai sentito di pomi dorati dalle sue parti, e pensò di provare per assonanza. Dall’orto, raccolse in una cesta dei pomodori del piennolo e li portò alla ragazza, ma fallì.
Gli spiegò la prigioniera, dalla voce ammaliante, che pomi d’oro si affogano nel vino per offrire agli sposi, come per il rituale di buon auspicio, qualcosa che li sfami e dissenti insieme.
Giovanni pensò di portarle delle percoche, pesche gialle usate nel vesuviano per la sangria napoletana. Ritornò da lei con alcune pesche mature, ne lanciò uno oltre i rovi, ma arrivò dall’altro lato marcio. Posò lo sguardo su gli altri frutti ed erano marciti tutti. La ragazza urlò dallo spavento e un uomo comparve da un albero.
Si presentò come Bacco. Aveva un viso senza età, con il naso e le gote rosse, era rivestito da grappoli d’uva e foglie di vite. Sporcare il sapore del vino con i pomi d’oro era una barbarie, non era degna di lui, e aveva bandito quel rituale. Quella ninfa stava trasgredendo a un suo ordine perciò l’aveva imprigionata. Giovanni la difese, dicendo che erano percoche non pomi d’oro e poi anche quella commistione era degna di esistere. Bacco non si smosse e aveva intenzione di punire la fanciulla per la disobbedienza. Allora lui gli pungolò l’orgoglio. Insinuò che non sarebbe riuscito a resistere dal finire un calice di vino con le percoche, dopo il primo sorso.
La libertà della ragazza contro la vendemmia dell’anno fu il piatto della sfida.
Giovanni tornato a casa, sciacquò la frutta con l’acqua corrente e la pelò. Stappò un falaghina e lo riversò nella caraffa. Tagliò la frutta giallo ocra a pezzi irregolari e la lasciò cadere nel recipiente, il rumore risuonò, nella cucina, rotondo e perfetto. Infine pose il vino con le percoche in frigo. Nell’attesa si addormentò.
Sognando tutte l’uva delle viti che marciva davanti ai suoi occhi, si risvegliò ansioso. Recuperò il recipiente e lo pose controluce per osservarne il colore brillante, poi con un mestolo lo assaggiò rassicurandosi.
Sotto il sole caldo del primo pomeriggio, percorse il campo a ritroso, la vigna silenziosa parve seguirlo.
Bacco era lì seduto in attesa a occhi chiusi, mentre la ninfa suonava una nenia col suo flauto. Quando gli fu posta ai suoi piedi, la brocca, alzò le palpebre e afferrò il vino.
Bevve un sorso e sorrise.
Giovanni si risvegliò all’albero della ninfa, da solo e senza caraffa; quell’anno, il raccolto fu il migliore di sempre.

By Kirby

martedì 19 novembre 2013

Il Dio Delle Patate



E se un giorno la Terra tremasse e si squarciasse con una crepa lunga chilometri? E se da questo lungo solco, insieme alla lava incandescente, fuoriuscisse il Dio delle Patate?
L'essere che ha generato tutte le patate esistenti. L'immenso tubero grande come una luna, che vive nell'abisso del nostro pianeta, verrebbe a chiedere conto di tutti i suoi sudditi che abbiamo ingurgitato, per secoli.
Patate scuoiate vive, tagliate e gettate in olio bollente senza vergogna, senza la minima emozione.  Patate strappate dalle braccia della loro terra, lessate e schiacciate.  Un genocidio perpetrato nel silenzio e nell'omertà in nome di una morale deviata: non parla, non ha voce.
Alla sua comparsa, tutte le patate del pianeta volerebbero verso di lui, e trovarsi per strada con dei proiettili vaganti che ti sfiorano la faccia, non sarà un felice momento. Come monito per i posteri,  il Dio delle patate, avvolgerebbe in fiamme eterne, le fabbriche di sterminio della Mac Donald, i vulcani erutterebbero all'unisono il più bollente purè di patate della storia della cucina.
 < Una piccola radice si formò dal mio corpo, alimentata dal Sole, crebbe fino a circondarmi. Nacque un suolo fertile in cui il mio popolo ha vissuto in pace. Fino alla comparsa dell'essere più cieco e malvagio che la memoria di un tubero possa ricordare. Distruggono e consumano tutta la mia superfice. Perdono tempo a raggiungere il cielo e non ascoltano le preghiere di chi é sotto, parassiti che giocano a far dio. Mi consola sapere che non sarete mai grandi abbastanza da distruggere la radice, e quando ritornerò, vi sarete già estinti da secoli>  Queste sarebbero le sue parole.
Ma siccome nessuno conosce la sua lingua, non sarebbe compreso. Vedremmo solo la più grande patata che l'uomo possa immaginare, fuoriuscire dal pianeta e volare via nello spazio, insieme a tutti gli altri tuberi presenti sulla Terra.

 By Kirby

lunedì 4 novembre 2013

Parole estreme


Il 4 novembre del 1995 fu ucciso il premio Nobel per la pace Yitzhak Rabin. Aveva firmato degli accordi di pace con la Palestina. L’evento suscitò le ire della destra religiosa, che arrivò a protestare in piazza. Rabin fu ucciso da un estremista di destra.
Il 30 Gennaio del 1948 fu ucciso invece Mahatma Gandhi candidato per 5 volte al Nobel per la pace. Fu ucciso da un fondamentalista indù radicale.
Mentre l’omicidio di dittatori e guerrafondai può causare controversia, qui, si parla di uomini ben diversi per cui la condanna dell’assassinio dovrebbe essere unanime.
Difficile immaginare, per un uomo normale, chi può volere la morte di persone che si sono mosse per la pace del proprio paese.
Un mese fa, un esponente del gruppo di estrema destra ha ucciso un rapper greco antifascista. Venerdì scorso sono stati uccisi due esponenti di Alba Dorata, la polizia, dalle indagini ha rilevato che si tratta di un’esecuzione di natura politica, probabilmente una vendetta per il rapper ucciso.
Estremista e fondamentalista sono due parole affini. La prima è utilizzata per la politica, la seconda per la religione.

Estremo: si ricorre sempre a questa parola in caso di omicidi politici o religiosi. La storia del killer è ridotta a una scatoletta, non c’è altra ragione nella sua mente che compiere un omicidio per far valere le sue ragioni politiche.
Estremismo è una parola controversa, passa il messaggio che sia sinonimo di violenza. Io ho idee estremiste ma la violenza non è il mezzo con cui voglio applicarle. Non è l’estremismo che genera violenza ma piuttosto il contrario. Le menti deboli adattano la loro natura alle loro idee, perché è più facile modificare un pensiero che non il loro essere.
A scuola s’insegna che Tizio ha ucciso Caio ma nessuno insegna come una persona possa arrivare a compiere un omicidio non per denaro, non per passione ma per un falso ideale. E non sto parlando di dittatori o politici che hanno rovinato una nazione; quelli nessuno mai progettano di ucciderli, e purtroppo un uomo cattivo è facile da sostituire uno buono, no.

Non si spiega che l’ignoranza, la miseria e la povertà sono i migliori complici di certe scelte, insieme gli uomini cattivi consiglieri. Ci sono persone che hanno festeggiato, anche di nascosto, alla morte di Rabin e Gandhi. Certi assassini sono inconsapevoli marionette, certi assassini sono pedine sulla scacchiera del potere. Certi assassini sono soli.

By Kirby