lunedì 5 dicembre 2005

Un racconto, forse non adatto a tutti per i suoi contenuti espliciti (Bukowski docet)


Lo scarafaggio


 Che macello di persone! Al centro sociale c’era una notevole affluenza di persone. Una serata di musica era in programma quella notte. Musica reggae e tecno in due diverse sale. Non era solo quell’insulsa musica a portare tutti là dentro, ma bensì il freddo pungente dell’esterno che invogliava a trovare un posto in cui ripararsi. Mancava più di un mese a Natale , ma nella strada dov’era il centro sociale, già c’era un’illuminazione con scritto “BUONE FESTE”; uno stupido specchietto per le allodole per invogliare gli allocchi a spendere i loro soldi.
Andai a serata già iniziata, per non attendere fuori al freddo e al gelo di poter entrare.
Ero nella piccola sala in cui c’era musica tecno. Sempre meglio di quella sala di merda del reggae, dove tutti quei fumati hanno reso l’aria irrespirabile. Qui al massimo ci sono degli impasticcati che non fanno male a nessuno. La stanza e molto piccola, il soffitto basso e una moltitudine di persone entra ed esce dalla stanza. Quando inizia la musica le luci sono totalmente spente, rendendo l’esperienza ancor più claustrofobia.
Sono seduto su una sedia con una birra in mano totalmente nel buio, con una musica ridondante e un manico di deficienti che si muove in modo convulso: “Che serata del c…o!” urlo. Nessuno mi sente la musica e troppo alta…
Dopo un po’ che mi sono autolesionato i timpani con quella musica vado nella zona neutra a scolarmi unaltra birra. Rimango ad ascoltare i discorsi altrui senza proferir parola,
Nel piccolo androne c’era una scultura interamente di ferro: raffigurava un robot o un cyborg, era alto più di due metri. Tutte le stanze sono strette e prive di norme per la sicurezza, una qualsiasi situazione di pericolo creerebbe una strage. Le pareti erano piene di graffiti, locandine, e scritte varie. Gli avventori del locale parlano, bevono e fumano; in maggioranza sono maschi, ragazze in minor parte, di fi..e nemmeno l’ombra…
Dopo una terza birra, arriva al centro sociale Erik.
- Ciao
-Ciao
- Sei arrivato da molto?
- Appena, tre birre fa.
- OK. Che facciamo ?
- Cerca di rimediare un paio di tizie per la serata.
- prima però, fammi fare una canna, per inaugurare la serata
- Fai come ti pare, intanto vado in bagno…
Il bagno era di quanto più simile ci fosse a quello di una metropolitana. L’anticamera era dipinta di bianco, ma stracolma di scritte sul muro. In un angolo c’erano due ragazzi che mettevano della polvere biancastra su di una scheda telefonica, in fila per il bagno c’è una ragazza sui diciotto anni, con dei capelli rasta; vicino a lei un uomo (?) con più di trent’anni. La ragazza ha la schiena al muro, lui si trova al suo fianco, con il busto rivolto verso di lei, una mano poggiata al muro e il capo leggermente inclinato. Non sono un sociologo, o uno psicologo, ma riconosco in un attimo quando qualcuno applica qualche tecnica d’abbordaggio.
La vista di quella scena suscita in me disgusto, non per il tentativo in sé di “rimorchio” ma perché quel tipo m’infastidiva. Capelli quasi del tutto rasati, pelle bianca da far schifo, pancia alcolica (quel tipo di pancia che viene a formarsi con il consumo quotidiano d’alcool), il suo sguardo da ebete, ciliegina sulla torta cercava di abbordare una ragazza molto più piccola di lui.
Lo sguardo della ragazza rivolto lontano dal suo volto, mostrava la sua insofferenza per quel tipo…
Il bagno si liberò, cosicché la ragazza poté fuggire dal suo aguzzino. Contemporaneamente, arrivò un amico del coglione che s’intrattenne a parlare con lui. Quando la ragazza uscì dal bagno, mi scaraventai nel suo interno, perché la mia vescica stava per esplodere.
Com’era facile da immaginare, quel bagno era un vero e proprio cesso: mattonelle bianche, ma con le inseparabili scritte, uno specchio vicino al lavabo rotto in due, urina sul pavimento (quando si è sotto effetto di droghe o alcool è difficile centrare il buco..), e l’intero del water era ricoperto da una misteriosa vernice verde…
Uscito dal bagno non c’era più nessuno nell’anticamera, tirai un sospiro di sollievo e mi accinsi a raggiungere Erik.
Stava fumando la sua canna e intanto aveva già attaccato a parlare con delle ragazze (carine, ma nulla di più). Gli faccio cenno di andare a prendere una birra.
Intanto il locale era nell’ora di punta, pieno di gente, rendendo difficoltoso il passaggio in diversi punti. Compro il mio bicchiere di birra, sfortunatamente, nella ressa qualcuno mi urta e rovescio quasi tutto il contenuto della birra sulla mano. Nel voltarmi e cercare di vedere il responsabile, rivedo il playboy da strapazzo proprio dietro di me. Non posso essere sicuro che sia stato lui ma inizio ad odiarlo…
Dopo aver preso unaltra birra ritorno da Erik ma lui non è scomparso insieme alle ragazze. Forse è andato a far due salti con le ragazze, penso. C’è troppa ressa per cercarlo, lo aspetterò qui.
Sono seduto su una sedia vicino all’anticamera del bagno, ho i nervi a fior di pelle, e non ho la minima intenzione di rivolgere la parola a qualcuno; mi limito ad osservare e giudicare gli altri: un tizio sta dormendo di fronte a me; chissà cosa si è calato per dormire con tutto questo fracasso.
Passano alcune decine di minuti e di fronte ai miei occhi passano due fi..e interessanti. Indossano vestiti sciccosi, non certo usuali da queste parti. Nemmeno il tempo di ammirarle, che ricompare essere ignobile, vergogna della specie umana, che rivolge la parola alle “passere”, mormora qualcosa per conoscerle.
Se c’è una cosa che odio sono gli scarafaggi, quegli insetti di piccole dimensioni, coriacei, neri e veloci, hanno suscitato in me ribrezzo fin da piccolo; ebbene, quel tipo iniziavo ad odiarlo quanto gli “scarrafoni”.
L’approccio dura pochissimo e le “passere” volano via in men che non si dica.
Come se non fosse successo nulla, lo scarafaggio si muove verso la mia direzione; si rivolge al mio vicino di sedia e con fare disinvolto gli chiede una sigaretta, ricevuto una risposta negativa arriva di fronte a me, si abbassa e poggiando una mano sul mio ginocchio domanda: “ Ehi amico, hai una sigaretta?”.
Muovo il capo per dargli la risposta negativa, lui va via. “Cosa ? quello schifoso mi ha toccato? L’essere più viscido della città ha messo una mano sul mio ginocchio? Scarafaggio di merda!” penso.
Lo seguo con lo sguardo, si dirige verso il bagno, vado dietro di lui. Nell’anticamera non c’è nessuno, quindi entra direttamente nel cesso. Un attimo dopo entro anche io: è di spalle sta per abbassarsi la cerniera, sente aprire la porta alle sue spalle, si volta, e gli arriva in pieno folto il mio pugno per inaugurare la festa, alza le mani per difendersi, ma la mia stazza lo sopraffa facilmente. Una ginocchiata alla sua pancia alcolica lo piegano in due, un leggero mugolio esce dalla sua bocca, porta le mani dove ha ricevuto il colpo, scoprendo il volto; ritorno a sferrargli un paio di pugni alla faccia da ebete, ora completamente insanguinata. Cade senza forze a terra, respira affannosamente (si sa gli scarafaggi sono duri a morire). Continuo ad infierire colpendolo con un calcio. Ho l’adrenalina alle stelle, le mie mani sporche del suo sangue tremano completamente, inizio a sudare; appena il tempo di rendermi conto di ciò che è successo ed esco dal cesso tenendo le mani intasca.
Mentre sto per uscire incontro Erik: “Ma dove eri finito?” Domanda , “ Vieni che ti presento le ragazze&hell
ip;”
“ No grazie, questa sera mi sono stancato in altri modi, vado a casa” dissi “ sapevi che odiavo gli scarafaggi?”

                                                  by Kirby


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1 commento:

  1. Questa è veramente bella!!!
    -Complimenti!!!!-
    -Alenon

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