
Ecco un estratto dal libro
La visita
Nel mezzo delle tenebre, la piccola fu un barlume di luce. Minuta, con una voce da Minnie, questa figlia del mio spirito aveva finalmente fatto quel lungo viaggio verso ovest fino alle viscere di questo inferno costruito dall’uomo, situato in un luogo sperduto nel centro-sud della Pennsylvania. Come altri miei figli, anche lei era soltanto una bimbetta quando fui gettato all’inferno e, poiché piccola e sensibile, non era mai stata portata in visita familiare prima di allora.
Entrò di corsa nella stretta stanza delle visite, i suoi occhi marroni brillavano di felicità; si fermò, stupita, a osservare la barriera di vetro che ci divideva, e scoppiò in lacrime di fronte a quell’arrogante tentativo della separazione dello Stato. In una frazione di secondo, tristezza e sconvolgimento si tramutarono in rabbia e le sue dita minute si chiusero in pugni stretti, che colpirono e batterono la barriera di plexiglas, che tremò e ondulò ma non si infranse.
“Rompila! Rompila!” , gridò. Sua madre, per farla riprendere dallo shock, strinse Hamida tra le braccia, mentre i singhiozzi scuotevano entrambe. I miei occhi si riempirono di lacrime. Il naso mi si chiuse.
Le sue parole non dette echeggiavano nella mia mente: “Perché non posso abbracciarlo? Perché non possiamo darci un bacio? Perché non posso sedermi sulel sue ginocchia? Perché non possiamo toccarci? Perché no?”. Volsi via lo sguardo per riprendermi.
Feci una faccia buffa, mi girai, la chiamai verso di me, e le dissi un po’ di stupidaggini. “ Ragazzina come fai a respirare con tutti quei cosi nel naso?” Tra rivoli di lacrime, cominciò a far capolino un luccichio , di lì a poco, il timido inizio di un sorriso si fece strada sul suo volto mentre dicevamo scemenze.
Ricordai ad Hamida di come era solita abbracciare il gatto fino quasi a strangolare la povera bestia, mentre il suo ripetuto negare andava trasformandosi in risata Dicevamo tutti e tre scemenze, copiosamente mescolate con cose serie, e di lì a poco la nostra visita ebbe termine. Ritrovato il sorriso, recitò una poesiola che ci dicevamo sempre al telefono prima di salutarci: “Voglio ben a te, mi manchi te, e quando ti vedrò, ti bacerò!”. Ridemmo tutti e tre, poi se ne andarono.
Sono passati cinque anni da quella visita, ma me la ricordo come se fosse un ora fa: i colpi dei suoi piccoli pugni contro quella brutta barriera, la sua rabbia istintiva contro il blocco di Stato innalzato in nome della sicurezza, le sue lacrime disperate.
Il pensiero di quel momento ancora mi perseguita .
Qui interruppi la lettura perchè mi lacrimavano gli occhi
By Kirby
Rumori consigliati. i Moon far Away con la canzone Presagium
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