martedì 31 marzo 2009

Binario zero

L’odore delle vernici misto a smog è stato il segnale. Avevo varcato un confine per un altro mondo. Percorrendo in auto la periferia si ha una visione bidimensionale del paesaggio, inoltre è fugace , scorre veloce e indistinto, impossibilitando di notare i dettagli come la proiezione di un film.
Camminare è diverso : rumori di ferro battuto, grandi magazzini di vendita all’ingrosso cinesi, strade principale ampie e semideserte, strade secondarie , strade secondarie dissestate piene di pozze d’acqua marrone. Lungo le strade ci sono più autoveicoli che umani a camminare. Aria insalubre e cielo grigio per un posto fuori dallo spazio.
Non è Napoli, non ha nulla che ricordi la città , è un luogo indefinito dove non c’è spazio per ragazze studentesse sedute al tavolino del bar, per lo “struscio”, per i ricercatori delle università e a brillanti manager in doppiopetto, ma lavoro nudo e crudo.
Si dirà che questo è normale dato che siamo nella zona industriale . Ma, ad attenta analisi si scopre una verità diversa.
Case, seppur sparute , gente che oltre a lavorare vi dimora. Il deposito ferroviario è dietro le spalle e palazzi di dubbio gusto sorgono vicino a gomitoli di binari. Sotto un ponte ferroviario, un clochard ha preso residenza, protetto da una recinzione di ferro che lo separa dal resto del mondo e cumuli di spazzatura, mentre il suo piccolo cane nero mi segue con lo sguardo. Un gruppo di extracomunitari passa davanti alla carrozzeria di una vespa probabilmente rubata e poi abbandonata qui. Cumuli di rifiuti accumulatisi da tempo imprecisato ormai diventati ornamento stradale. Questi ponti sono orinatoi pubblici dove l’odore acre si è impresso per sempre nei muri. Un uomo solo guarda le riviste pornografiche di un edicola, chissà cosa pensa.
Al calar del sole compaiono le lucciole, a volte vicino ai falò, altre dentro le Smart; poi c’è un trans che aspetta seduto alla fermata del bus i clienti.
Una subpopolazione che vive in un nonluogo.
Camminando per queste strade tornano a galla le mie paure peggiori. Mi sento un equilibrista che cammina sospeso su di un filo e sotto di se ha quello che più temo, io che non ho progetti di nessuno tipo, che vivo quasi alla giornata è come se non avessi rete di sicurezza , pronto a cadere nel baratro. Vedendo questi luoghi come fantasmi del futuro.
Sono il genio incompreso, a metà strada tra l’inutile e l’intellettuale. Quasi inadatto ad un lavoro monotono, quasi inadatto ad una vita normale, quasi inadatto a trovare una via di fuga alternativa. Per me può esserci solamente il trionfo o la rovina, o Roma o morte, o tutto o nulla…
Alla fine dei conti ha una caratteristica di Napoli: il marasma. Anche questo è un luogo privo di catalogazione dove più luoghi si sovrappongono tra loro ottenendo come risultante una terza tutta nuova , a volte sublime , a volte da incubo.
Lascio questo nonluogo per oggi tenendo sempre in conto che un giorno potrei essere io quell’uomo solo d’avanti all’edicola

                By Kirby

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4 commenti:

  1. Il proprio territorio diventa una dimensione di se stessi, per chi ha la sensibilità di conoscere ed amare la propria terra ridotta in rovina.

    Non potevi scrivere un pensiero più profondo ed intenso.

    Napoli oggi è lo specchio del nostro paese e della nostra società che in tempi di cirsi economica e morale ha fatto del suo stravolgimento l'asse ordinario del proprio equilibrio.

    A ballare su questo logoro filo di seta c'è tutta la la nostra generazione cha ha potuto trovar una voce così nitida in te.

    Scrivi davvero bene, non sprecare queste pagine, che meritano magior risonanza.

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  2. Caro xantia83 se fossi una donna che mostra le sue grazie avrei moltra risonza e a furia di visite al blog da parte di pervertiti arriverebbe infine qualcuno che mi aiuterebbe ad avere più risonanza. Ma io sono un maschietto e ci sono tanti altri bravi blogger che vivono nascosti sotto i ponti della rete. c'est la vie ( o come cavolo si scrivera visto che non conosco il francese)
    grazie lo stesso comunque ;-)

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