martedì 1 marzo 2005


LA FISARMONICA (seconda parte)



 



Il treno portò via Gaia dalla stazione.



Gaia era una giovane donna discretamente carina, con alle spalle un paio di relazioni finite male. Ciò che la contraddistingueva era il suo profondo affetto verso i bambini. Alla loro vista s’illuminavano i suoi occhi. Capitava, così, di rimanere affascinata per la loro presenza.



Iniziare una sequenza di pensieri: sulla loro innocenza, il piacere di crescerli, la gioia del primo figlio………..opps



Talvolta in questa succesione spuntava fuori la sua impossibilità ad averne uno proprio.



Nonostante le cure scientifiche facciano miracoli, ci sono patologie ancora incurabili.



Anni bui avevano costellato la sua giovinezza, per questo problema; fortunatamente erano state superate. Ora le crisi di pianto isterico erano solo un brutto ricordo.



Lavorava come segretaria in uno studio legale da diverso tempo.



Il suo quotidiano spostarsi per andare al lavoro aveva creato diverse volte problemi alla sua sensibilità.



Una volta tornando dal lavoro assistette ad una scena che la sconvolse:



lungo il marciapiede c’era una zingara con una bambina di quattro anni circa, ad elemosinare. La piccola si avvicinava ai passanti porgendo la sua minuta mano. Compieva quell’azione come fosse un gioco: avvicinarsi alle signore, allungare la mano, prendere il soldino, e ringraziare.  Gaia passando davanti a loro vide la bambina che si avvicinava con ad una passante. Quest’ultima scansò la piccola in malomodo.  Sul volto della medicante si disegnò un’espressione di pianto, quasi in lacrime tornò indietro.



Gaia raggelò, in pochi attimi un gioco si era trasformato in tragedia; da quel momento l’infanzia di una bambina era finita.



“Ma come può succedere una cosa del genere?”. Si domandava nei suoi pensieri, mentre faceva ritorno a casa. “Quale opinione potrà avere delle persone una bambina cresciuta in questo modo?”. “Tutto il giorno a mendicare, senza possibilità di scelta”.



Gaia era scioccata, avrebbe voluto reagire, ma si sentiva impotente.



A causa di ciò, per una settimana non andò al lavoro. (continua)



                               By Kirby



 


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