lunedì 4 settembre 2006


La prossima vollta qualcosa di più scanzonato, solo leggermente blasfemo



Il bacio (terza ed ultima parte)



Ritornai alla “galleria d’arte”. Il tizio al pianoforte stava suonando un’aria di Chopin.
Il pubblico presente sembrava impassibile alle dolci note che si propagavano nell’aria.
Cercai con lo sguardo Erika. Stava parlando con la ragazza-drugo dal nome impronunciabile.
Mentre mi avvicinavo a loro, pensavo all’argomento su cui discorrevano.
Politica ? Sport ? Musica ? M’avvicinai fino a poter sentire le loro parole…
- Molto bello il tuo corpetto bianco, dove lo hai comprato ? Domandò Erika
- No, lo ha cucito una mia amica, su misura. Rispose lei.
- Credi che potrebbe cucire qualcosa di simile anche per me ?
- Ma certo.
Ero arrivato vicino a loro giusto per ascoltare queste frasi, mentre le osservavo in silenzio, un sorriso mi si stampò sul volto. “ Le ragazze sono sempre le ragazze “ pensai .
Erika notò il mio cambiamento d’espressione : “ Cosa c’è ?” Domandò.
- Niente , niente ero semplicemente soprappensiero. Mi affrettai a rispondere.
- Conosci Shahraza’d ?
- Solo di vista…piacere Nemo. Le strinsi la mano.
- Piacere mio
- Shahraza’d, un nome orientale, lo sono, forse , i tuoi genitori ? Domandai con viva curiosità
- No , assolutamente. A diciotto anni ho cambiato il mio nome, all’anagrafe, con questo
- Qual’era il tuo vecchio nome ?
- No, non esiste più, forse non è mai esistito, ho tagliato con il passato…
Del dire queste parole i suoi occhi si illuminarono,e con una sorta di patriottismo continuava a rispondere alla mie domande
- Allora questo nuovo nome da dove è uscito ?
- Questo è il nome della protagonista del libro “Le mille e una notte”. Un libro che ho letto nella mia vita passata.
- Cosa ha di particolare questa ragazza ?
- Era una schiva dello sceicco condannata a morte, con la sua astuzia e i suoi racconti, si salva dal suo destino e diverrà sua sposa.
In genere, quando qualcuno inizia a far dei discorsi troppo seri stempero l’atmosfera con qualche battuta; ma non in quel caso. Ero rimasto colpito da quelle parole e soprattutto nel modo in cui le aveva dette. Strano , come basti poco per avere rispetto di una persona, inoltre capii che lei era dotata di notevole carisma…
Continuammo a parlare per un po’ di tempo, nel frattempo si erano uniti altri due segugi che sbavavano per Shahraza’d. Ad un tratto volsi lo sguardo al banco degli alcolici e incrocia gli occhi con Ivan. Ritornarono alla mia mente le sue parole…
Cosa c’era tra me ed Erika, la amavo, lai mi amava ?. Non m’ero mai preoccupato di queste questioni, sono sempre andato avanti senza dar peso cosa facessi…maledetto bastardello che mi aveva messo la pulce nell’orecchio.
Nel frattempo il pianista era cambiato, ora c’era un tizio che suonava musica composta da lui. Una musica gradevole molto “chill out”. Lascia che la musica mi desse l’ispirazione. Decisi di dare una scossa alla situazione.
- Scusate un attimo. Lasciai il gruppetto e mi diressi verso gli aperitivi, avendo solo una vaga idea del da farsi.
- Dammi quella bottiglia di “Jack Daniel” ho intenzione di ricambiarti il favore. Dissi vicino al bastardello.
Senza fiatare eseguì l’ordine. Afferrai avidamente la bottiglia, finalmente potevo nutrirmi d’alcool nel modo in cui più preferivo; senza bicchiere e attaccandomi la bottiglia alla bocca. Guardai con fierezza il mio trofeo, poi eseguii alcuni gran sorsi. Il liquido scorse veloce nella mia gola, e l’operazione terminò in brevissimo tempo.
Riconsegnai la bottiglia. In breve tempo un calore fluì lungo il mio corpo per arrivare al cervello, cosicché riuscii a vedere la strada da seguire.
- Dopo devi seguirmi al piano di sopra e goditi lo spettacolo. Dissi rivolto al cameriere .
Ritornai dal quartetto e chiamai in disparte Erika
- Senti, ci sono della invitanti camere al piano di sopra…perché non andiamo a dare un occhiata ?
Lei emise un candido e tenero “Va bene”, poi fece un sorriso che le mise in evidenza le sue fossette.
Diedi un bacio sulla sua guancia, la presi per mano e ci dirigemmo verso le scale.
Nel voltarmi un attimo, mentre salivo le scale potei vedere l’amichetto di Erika che ci si mosse per seguirci. Voltai nuovamente la testa in direzione delle scale , ed incrociai Vincent che scendeva con la sua ragazza.
- Qual buon vento! Disse col suo smagliante sorriso – Andate ad ammirare il panorama al piano di sopra ?
Erika non rispose.
- Si, si certo. Risposi io
- Vi piace il mio party ?
- Molto carino, è venuto bene. Intervenne Erika
- Mi fa piacere, allora a dopo. Disse in modo affabile e andò via.
Salimmo le scale, ed entrammo nella stanza in fondo al corridoio sulla destra.
Era una stanza degli ospiti, tutta in ordine, forse era un bel po’ di tempo che non era usata. Un letto singolo, una scrivania ,una poltrona…
Mentre lei si accomodava ed accendeva la luce sul comodino, ebbi l’accortezza di socchiudere semplicemente la porta.
Osservai la stanza e mi concentrai sul divano che era vicino alla parte destra rispetto all’entrata.
Feci cenno ad Erika di venire da me. Le sussurrai all’orecchio qual’era il mio desiderio in quel momento. Poi le diedi un lungo bacio.
Nel silenzio della stanza, si sentì solo il rumore dei miei pantaloni che stavo abbassando. Un attimo dopo ero seduto sulla poltrona, con Erika inginocchiata davanti a me ad esaudire la mia richiesta. Ora nella stanza si stava propagando solo il rumore che provocava la ragazza con la sua bocca mentre armeggiava col mio…
Lei dava le spalla alle porta, quindi non poteva sapere di essere vista dal suo spasimante; io ,invece, potevo osservare la fessura della porta aperta e l’ingenuo spettatore. Un sorriso di perfidia si mescolo ai gemiti di piacere che iniziavo a provare.
Ogni tanto qualche parola era addizionata al mio ansimare, nel dirla volgevo lo sguardo verso la porta.
L’opera continuò fin quando raggiunsi l’apice del piacere.
- Vengo, ingoia. Due semplici parole, poi misi le mani intorno alla sua testa, chiusi gli occhi, reclinai la testa all’indietro ed assaporai quel dolce e piacevole momento.
Giusto un attimo, poi riaprii gli occhi, la porta si era chiusa; Erika era ancora in ginocchio. Feci per andarmene, senza dirle nemmeno una parola, finsi di non notare lo sbigottimento con cui mi guardava, ancora inginocchiata, mentre uscivo dalla stanza.
Aprii la porta, e la chiusi alle mie spalle. A pochi metri dalla porta c’era Ivan : impietrito, con la testa abbassata. Quando esco, alza lo sguardo. Aveva la faccia rossa, tremava, le lacrime gli scendevano dagli occhi. Singhiozzava, ma non emetteva suoni, proprio come un bambino che si trattiene dal piangere.
- Hai visto il tuo amore ? Dissi in tono serio – forza asciugati le lacrime, è il tuo momento. Andai dietro di lui e lo spinsi verso la porta.
Lui si asciugò le lacrime con la manica della sua divisa da cameriere, ed entrò.
Dopo alcuni minuti d’attesa, sbirciai dalla porta : erano entrambi inginocchiati a terra, e stavano parlando. “Che stupido” , pensai, invece di farla alzare si era inginocchiato lui.
Passarono altri minuti, poi si baciarono…
Un lungo bacio appassionato. Potevo immaginare la sua lingua che assaporava il mio sperma.“Ti piace il suo sapore Ivan ?” pensai. Rimasi a guardarli un altro poco. “Ho ricambiato il favore, ma non illuderti che questo bacio ti renda vincitore, sarà Erika a stabilirlo”. Chiusi la po
rta alle mie spalle.
Mentre camminavo,da solo, il silenzioso corridoio dissi “Ricorda, un bacio è solo un bacio”



                              By Kirby






 


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