mercoledì 11 febbraio 2009

 Edit :Gara letteraria

Volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto il mio racconto e lasciato critiche costruttive a riguardo. Faccio ammenda per quanto riguarda l'osservazione sollevatami da L.F.: la prossima eviterò certi pregiudizi nei miei racconti.
Infine un ringraziamento speciale a SuperEgoVsMe che ha accettato la mia sfida e mi ha ospitato sul suo blog. Lei è tanto una brava ragazza, solo un pò guascona."
 
La rosa bianca

Arturo e Rebecca stavano camminando davanti l’università di Monaco.
“ Qui una volta hanno decapitato una ragazza perché aveva gettato dei volantini dall’ultimo piano”
Disse la ragazza.
“Come ? Ma cosa dici?” Domandava lui colto di sorpresa.
“Certo l’hanno torturata per 4 giorni e poi l’hanno condannata a morte.” affermava lei con sicurezza.
“Ma non è possibile!”
“Credimi è così, si chiamava Sophie Scholl.” Rebecca pronunciò quel nome con il suo spiccato accento tedesco.
Arturo era invece italiano; per potersi comprendere parlavano in inglese.
Due adolescenti che passeggiano per Monaco. Lui rasato con gli occhi e la carnagione chiara  e lei del Sud della Germania con i capelli rossi e la pelle bianchissima.
“Faceva parte di un organizzazione chiamata la Rosa Bianca.”
“Quando è successo?”
“Nel 1944.”
“Ah all’epoca della guerra.” disse Arturo smorzando la sorpresa, cominciando a raccapezzarsi.
“Sì, precisamente.” rispose la ragazza annuendo.
“Che cosa c’era scritto su quei volantini ?”
“Invocavano il popolo tedesco di ribellarsi alla dittatura, citavano scrittori celebri e cose simili…”
“Un’associazione tedesca che si ribellava? Com’è possibile? Hitler infiammava le masse , tutti erano suoi sostenitori, la Germania era La Nazione.”
“Credi che la cosiddetta Resistenza sia avvenuta solo in Italia? Anche qui ci sono stati episodi di ribellione popolare, seppur in maniera più blanda dato il controllo sul popolo molto più capillare e una resistenza armata era impossibile in quelle condizioni”.
“Con dei volantini credevano di cambiare qualcosa?”
“ Se non puoi usare la violenza, quello che ti rimane sono le parole, i tuoi gesti. Loro avevano usato la disobbedienza come mezzo d’espressione.”
* * *
Arturo era pensieroso Non riusciva a capire cosa poteva spingere a tanto. Lasciava scorrere la sua stecca da biliardo sulla mano per colpire il boccino bianco. Nella sala da biliardo si allenava da solo per il torneo e contemporaneamente rimuginava sulla Rosa Bianca e su quella ragazza.
Era sempre stato convinto che tutto il popolo tedesco avesse adorato il grande dittatore e invece c’era qualcuno pronto a rischiare la vita per diffondere delle idee.
“Devo capire, cercare di capire”. Ripeté a se stesso.
Un rumore secco interruppe i suoi pensieri; aveva steccato, il pallino bianco fece un’improbabile traiettoria e ruotò su se stesso.
“Dannazione.”
In gesto di stizza lanciò la stecca lontano, poi inforcò la porta d’uscita sotto lo sguardo sbigottito dei presenti.
“Calma, ci vuole calma, altrimenti mi gioco il torneo.” iniziava a pensare, vagabondando per la città.
Prese un autobus per andare all’università di Monaco, ma poi cambiò idea e scese quando vide un internet point.
Cercò informazioni sulla Rosa Bianca e scoprì tra le altre cose di un film sul tema. Lesse la testimonianza di uno degli ultimi superstiti dell’ambiente, in cui era nata l’organizzazione. Trovò il testo dei volantini distribuiti per posta, lasciati negli elenchi telefonici, lasciati in luoghi pubblici.
Parole di passione e concetti gonfi di ideali. Valori per i quali si può anche sacrificare la propria vita. Lesse la biografia di Sophie Scholl, c’era anche la risposta che diede al suo interrogatore quando le chiese se non si vergognava per le sue azioni e lei rispose : "No, al contrario ! Credo di aver fatto la miglior cosa per il mio popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla e mi assumo la pena!".
Arturo infine vide una sua foto in bianco e nero: Testa abbassata di profilo , una espressione riflessiva e intelligente, capelli neri e corti e la pelle bianca. Col senno di poi ebbe una terribile sensazione di disagio nel guardare quella foto .
* * *
Rebecca aprì la porta del suo piccolo appartamento e vide Arturo a guardare la tv nella penombra.
Quando gli passò davanti, lui spense il televisore e disse : “Quando mi raccontasti della ragazza dei volantini lo facesti con delle chiare intenzioni, vero ?”.
“Come scusa?”
Il ragazzo, benché fosse di spalle avvertì la sorpresa di lei. “Non mentirmi, passammo davanti l’università per decisione tua.” Era serio nel parlare Arturo, scandiva molto bene quelle parole.
“Volevo verificare delle mie sensazioni” rispose lei con tono pacato.
“Quali sensazioni scusa ?” Arturo si voltò verso di lei.
Rebecca sospirò debolmente e dopo un attimo di silenzio parlò: “ Vorrei innamorarmi di te, ma i tuoi ideali tengono a freno il mio cuore. Sei razzista , hai imboccato la strada dell’intolleranza, credi in falsi valori, che hanno solo creato sofferenze all’umanità.”- la sua voce cominciò a farsi tremante- “ Non puoi capire come si viva sotto un regime nazista; ho ascoltato commossa i racconti di persone che hanno vissuto quelle cose sulla loro pelle”.
Arturo si voltò nuovamente ritornando nella posizione originaria. Stringeva i pugni confuso.
“Hai accettato di ospitarmi, anche se pensi questi di me, perché?”
“ Ho fiducia, c’è qualcosa in te che mi spinge ad andare avanti, hai risposto bene alla mia verifica.”
“Non sono un topo da laboratorio a cui puoi fare i tuoi test!” rispose leggermente stizzito.
“S-scusa.” La ragazza aveva detto tutto quello che voleva dentro di sé e ora si sentiva stanca ma leggera. “Ora che lo sai puoi anche andar via per preparati più serenamente al torneo.”
Confuso il ragazzo disse: “Ieri ho raccolto informazioni sulla Rosa Bianca ...”
Strozzò leggermente le parole e fece un respiro: “Credo che rimarrò qui, voglio vedere come finisce questa verifica.”
Rebecca, commossa, si lanciò ad abbracciarlo da dietro .
Lui si voltò a guardarla : “ Per caso sei imparentata con Sophie Scholl?”
“No, ma è la mia eroina”. Sorrise
 by Kirby
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