martedì 13 aprile 2010


La sensibilità del popolo

Riflettevo sulla sensibilità di un popolo. Su come sia possibile, a volte, essere così sensibili verso il piccione zoppo o il piccolo passerotto malaticcio e indifeso e allo stesso tempo essere consapevoli e quasi non agire versoi bambini che muoiono di fame , a quelli che devono prostituirsi , per portare soldi alle famiglie, bambini mutilati dalle mine…
Alla fine arrivo alla conclusione: Siamo sensibili alla nostra realtà quotidiana, questa è quella che percepiamo. La tv, i giornali ,internet posso poco per questo tipo di sensibilizzazione. Perché non le viviamo come nostre realtà, basta poco per tornare alla nostra quotidianità. Se con cinismo disseminerei le città di bambini malnutriti o mutilati otterrei un effetto diverso è più incisivo. La signora che va al supermercato e vede fuori un bambino nudo in fini di vita non rimarrebbe così impassibile come davanti uno spot.
Cosa voglio dimostrare con questo? Che nonostante la tecnologia ci spinge sempre più in avanti con le relazioni, noi siamo lontani anni luce dal pensiero del “cittadino del mondo”. Filosofia alla portata di pochi individui per ora.
Quante di noi hanno visto solo in tv la guerriglia del g8 di Genova? Per 3 giorni la violenza scorreva a fiumi in tv, di certo allibivi ed eri sconvolto, poi ti affacciavi al tuo balcone di casa ed era tutto così normale, conducevi la tua vita come un giorno qualsiasi. Perché nessuno della tua tribù era coinvolto (familiari,amici, colleghi di lavoro).
Ben diverso è vedere la fame e la violenza fuori la propria porta. Per una presa di coscienza a distanza occorre l’ardua impresa di far conciliare una consapevolezza e una volontà a staccarsi dalle proprie radici tribali per una bene comune superiore.
 
Pensiero del giorno. Il primo passo per un futuro migliore è quello di mettere in dubbio le capacità di chi è al di sopra di te e l’umiltà di pensare che chi c'è sotto di te sia migliore.



                By Kirby
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7 commenti:

  1. Sarebbe bene che non vi fosse ne un "sopra" ne un "sotto".....se ben ci pensi, l'abolizione di entrambi, delle gerarchie, è uno dei principi anarchici....Vero ciò che dici sulla sensibilità a ciò che fa parte della nostra realtà quotidiana ( o che abbiamo in qualche modo sperimentato) hai pienamente ragione.....Sarà per questo che non rimango mai insensibile di fronte ad un mendicante.....

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  2. non sei stato troppo frettoloso sul mio blog con Galimberti? che peraltro conosci solo filtrato da me..;)

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  3. Questo post ha spogliato il tuo animo sensibile, complimenti.Io cerco nel mio piccolo di fare qualche opera di bene perchè ho conosciuto la povertà.T.V.B

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  4. il pensiero del giorno è bellissimo, anche se preferisco la seconda parte alla prima ;.-)

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  5. si, chissà tu quante volte ti sei morso le labbra per persone incontrate negli uffici milanesi...;-)

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  6. Penso faccia parte dell'istinto di sopravvivenza l'idea che ciò che non possiamo percepire come immediata realtà non esista.E se ci pensi è vero: prima della diffusione di tv internet e giornali nessuno sapeva cosa succedeva poco più in là.Forse hai ragione, lo sviluppo della tecnologia dovrebbe essere equiparato allo sviluppo di una nuova coscienza (non culturale vedi bene e male morale, ma più oggettiva e legata all'istinto di aiutare il più debole). Siamo e rimarremo sempre animali, che debbono sopravvivere prima di vivere.Troppa coscienza sviluppa mancanze psicologiche, come la sua mancanza rende sterili.Ecco direi che l'equilibrio è lo stato più difficile.E poi certo, mille volte mi mangio le mani pensando che chi è più potente di me spesso non lo è di certo per meriti superiori ai miei...ma deve sempre essere un pensiero costruttivo e non invidioso, se in alto si vuole arrivare....per la seconda parte sono molto daccordissimo con avvo.un bacio e un sorriso! :P

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  7. l'anarchia sarebbe anche una soluzione se non fosse governata dagli anarchici però ehehe

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