lunedì 17 maggio 2010


Il vestito "buono"

Il post di Avvocanzo e la festa popolare a cui ho partecipato ieri hanno suscitato in me le seguenti riflessioni sul ruolo convenzionale che hanno i vestiti.  Da un lato sono riuniti ad un tavolo persone in giacca, cravatta e 24 ore; dall’altro persone che ballano con vestiti tradizioanli di un tempo remoto.
Nonostante il mio evidente ateismo devo citare uno dei primi che pensava ai vestiti così come oggi ne parlo io: San Francesco d’Assisi.
Un tempo un certo abbigliamento era permesso solo ad una certa classe. Così i tuoi vestiti diventavano uno status sociale. Oggi le cose sono diverse, puoi facilmente entrare in un emporio Armani per comprare un jeans bucato e una camicia colorata ad un prezzo notevolmente superiore di completo da “uomo d’affari” che non sia di marca nota. Ecco che se un uomo d’affari si presenta ad una suddetta riunione in un completo Armani verrebbe canzonato, deriso, richiamato all’ordine . Perché?
Perché quello che si indossa in talune occasioni è una divisa non un vestito come per dire “Siamo qui e apparteniamo allo stesso gruppo” proprio come un plotone militare o una scolaresca. Il vestirsi uguale crea un gruppo, unione; è l’unione si sa che fa la forza. Per l’occasione guardatevi lo stupendo film “L’onda”.
Tornado alla festa popolare. Come sappiamo un tempo la gente che ballava le “tammuriate” era la povera plebe che riponeva nel ballo un rimedio  per dimenticare la fame e la fatica dei campi, gente che non  poteva permettersi abiti lussuosi e vestiva in modo semplice.
Oggi indossare quegli stessi abiti è la volontà di ricostruzione scenografica, l’essere il più vicini possibile all’atmosfera dell’epoca. Una diversa convenzione insomma.
Da oggi credo che quando vedrò un banchiere penserò che è diretto a giocare la partita di torneo contro la nazionale popolani…

                                By Kirby


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5 commenti:

  1. Naaaaaa Kirby, sei troppo ottimista, gli avvocati d'affari vanno tutti vestiti uguali (tranne la cravatta, quella è l'unica che può distinguerti) per far capire da subito che siamo una massa di pecoroni senza idee :-D

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  2. Vabbè (avvo)Canzo, magari altri tengono un blog come il tuo e sono tanto fantasisti. e non fantasiosi...perche mi sa che te le dribbli le cose che ti succedono ;)d'ogni modo concordo con questo post: i vestiti sono come maschere che inseriscono l'individuo all'interno di un gruppo.ed il bello è che al mattino puoi essere bancario e alla sera tamarro...per dire.quindi, l'originalità, la tendenza, l'essere fuori dal gruppo...'ndo sta? esiste ancora?chi non è alla moda?insomma esiste qualcosa che ti permette di non essere parte di un gruppo, oppure ti fa semplicemente essere parte al gruppo degli esclusi?un bacione. ale

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  3. il probelma sorge quando quel vestito diventa anche mentale e non riesci più a fare n distinguo,,Ale

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  4. Il fatto è che non si riesce a distinguere quando un abito fa la persona o la persona si è fatta l'abito. Sarti a parte, ovviamente.

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  5. costumi mode status simbol, ormai non capisco più niente e ire che una volta era oggetto del mio studio e lavoro...ma ora sono così confusa...bellissima colonna sonora sul tuo blog!bravo kirby!=)

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