domenica 14 settembre 2008

L'ultima lezione (prima parte)

Il professore pulì la lavagna con il cassino. Era l’ultima ora di lezione del primo giorno di scuola. Alle sue spalle c’era la classe che aspettava in silenzio. Per Mario Rossi quel silenzio era irreale, forse era solo la sua fantasia. Stamattina avevano comunicato la notizia del fallimento della principale compagnia aerea del paese. E ciò aveva riportato ripercussioni sull’ economia nazionale, con migliaia di dipendenti disoccupati, proteste, manifestazioni e agitazioni varie. A renderlo inquieto era un giro vorticoso di pensieri. L’inconsapevolezza dei suoi alunni e la conseguente calma che regnava. Ad agitarlo ulteriormente era l’attività imbonitrice dei funzionari di stato. Tutti a rassicurare e additare colpevoli. In questo quadro di italiana quotidianità non mancano ovviamente gli sciacalli. Per un attimo pensò trasformare la lezione di matematica di una d’informazione culturale, poi torno sulla retta via e incominciò scrivere…
Terminata la lezione aspettò che i ragazzi uscissero, poi prese il registro di classe e andò via.
Nel corridoio incrociò il nuovo bidello, un uomo più giovane di lui di magro e il viso squadrato. L’aveva visto poche volte, non aveva ancora confidenza con lui. Noto sotto al suo braccio che aveva un quotidiano. Senza nascondere l’imbarazzo, gli chiese di poter dare un occhiata al giornale. In prima pagina ovviamente c’era la notizia del fallimento, di dichiarazioni politiche e sindacali. Rossi scosse la testa. Segni di decadenza del paese, metaforicamente parlando ere caduta una torre del castello pensò.
- Professore cosa pensa a riguardo ?
- La vedo una brutta faccenda, fatti del genere non fanno altro che alimentare l’ansia e la preoccupazione generale. Lei invece ?
- La gente è sempre preoccupata, secondo me la cosa peggiore e che “loro”, i nostri cari parlamentari non sembrano per niente preoccupati, si comportano come sempre, a incolparsi a vicenda, a giocare a scarica barile; vecchia abitudine italiana
Il prof. Sorrise e disse : “Lei non sembra un normale bidello…..pardon un collaboratore scolastico”.
- Si figuri, forse perché sono un laureato, non credo c’è ne siano molti di collaboratori con tale titolo di studio.
“La cosa mi sorprende molto in verità, e in cosa ?”
“Filosofia”.
I giorni trascorsero e arrivò l’autunno. Al telegiornale si parlava di tempi difficili, ma non irreparabili. La linea del governo era sempre la stessa, tagli economici a destra e a manca e si provano riforme che generano solo malcontento. Uno di questi tagli riguardò alla scuola che generò la rivolta studentesca. Le decisioni prese gravavano molto sull’istruzione. Anche se i politicanti auspicassero al buon senso comune e l’opposizione non faceva altro che gettare benzina sul fuoco invocando una caduta di governo. Una situazione critica che culminò con la finanziaria. Con l’arrivo di novembre Il professore si ritrovò l’aula deserta. Prima la regolare assemblea d’istituto, poi una straordinaria. Seguì l’assenza per una manifestazione nazionale. L’agitazione studentesca quel mese fu di fuoco. Gli studenti chiedevano diritti e la risposta del governo fu di gendarmi in assetto antisommossa.
Quel giorno il prof rimase seduto nel silenzio dell’aula a leggere il giornale.
Il bidello lo vide tutto solo e gli disse “Che cosa ci fa qui? Aspetta i suoi alunni?”.
Rossi distolse lo sguardo dl giornale e disse: “Sono un po’ preoccupato per loro, sono giovani e poi questa è la loro prima vera lotta. Erano anni che non accadeva una cosa del genere; tutto era così assopito prima , e ora improvvisamente la rivoluzione”
- La storia ci insegna che le persone fanno la rivoluzione quando non hanno nulla da perdere. In caso contrario sono occupate a proteggere il loro orticello
Il prof annuì.
- Anche noi potremo essere in piazza a manifestare, ma siccome non ci tocca direttamente, lei è seduto alla cattedra e io vago per il corridoio.
-Sono qui perché in qualche modo vorrei essere vicino ai miei ragazzi sebbene solo spiritualmente. Questo, comunque, non vuole essere una giustificazione. Non mi creda un ipocrita.
- Non si preoccupi, perche in quel caso gli ipocriti sarebbero due.
Dopo una settimana di tensione, di scontri e arresti si scese a patti, in parte gli studenti avevano ottenuto ciò che volevano.
I giorni che precederono le vacanze di natale, il prof. riebbe la sua classe.
Vedendoli notò in loro un cambiamento. In loro c’era uno sguardo diverso e c’era più fermento, i ragazzi parlavano.
Il prof dentro di se aveva un certo orgoglio. Gli sarebbe piaciuto congratularsi con loro per la vittoria ottenuta, ma si trattene, non voleva dare l’immagine di un docente sovversivo e istigatore.
- Mi fa piacere che siete tornati , così possiamo riprendere il nostro programma. Disse alla classe quinta. “Non dimenticate che avete un esame da compiere alla fine dell’anno.
Detto questo s’avviò alla lavagna e impugnò il gesso; i ragazzi si zittirono. Poi una voce si elevò dal silenzio
- Professore, come fate a parlare di matematica quando il paese va in rovina?

(Continua)

               By Kirby
    
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5 commenti:



  1. Non sembra poi cosi male la scuola vista dal tuo racconto...scrivi molto bene...tutto cosi scorrevole con un lessico ottimo e ricercato...bravissimo direi...ma di questi tempi non si parla molto bene delle scuole e qui da me dove io vivo è davvero un disastro...non tanto le elementari ma le superiori il liceo...un disastro...ritrovi studenti in analisi e professori che si comportano peggio che i studenti...ma vabbè questa è un altra storia...

    Ti ho portato una ricca colazione :)
    un abbraccio Sun

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  2. Mi hai chiesto dove vivo...vivo in Svizzera ma il disastro delle istituzioni l'ho sentito un po' ovunque e non solo qui...ma meglio se tu dici che non è cosi...un abbraccio Sun

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  3. ...Tienimi aggiornata sul continuo,ci conto;-)

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  4. Visto l'andazzo folle e incosciente che hanno preso le riforme Gelmini, direi che questo racconto può solo infondere malinconia, se si pensa a come, un tempo, la scuola non era soltanto un "affare" da cui prelevare o immettere denaro.

    Comunque ricordo che un po di post fa, ti rammaricavi del fatto che numerosi bloggers abbiano avuto la possibilità di pubblicare libri, cosa che avresti sognato anche tu di poter fare un giorno. Al contrario di ciò che si penserebbe, ultimamente sta fiorendo con successo una certa editoria indipendente che da la possibilità a molti scrittori emergenti di pubblicare i propri scritti, ti consiglio di fare una ricerca e di provare ad inviare qualche tuo manoscritto, secondo me hai molte chance ;)

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  5. Beh, un senso di nostalgia piuttosto, non di tristezza ovviamente. Io soprattutto quando si parla di scuola mi rammarico di aver vissuto la mia esperienza in un istituto disastroso, e mi mette sì malinconia pensare che avrei potuto vivere quegli anni molto più felicemente se tutto fosse stato organizzato meglio, sia professionalmente che umanamente.

    In parte so quanto è difficile portare a termine un solo obiettivo quando si ha tanta creatività: le persone creative raramente riescono a concentrarsi su un unico lavoro, perchè tendono ad avere continuamente idee e stimoli che li portano ad iniziare sempre qualcosa di nuovo lasciando tante cose incomplete...ma anche in questo, se si vuol riuscire davvero a creare qualcosa di buono, ci vuole un pò di sano sacrificio :)

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