lunedì 16 gennaio 2012

Puo' una donna vestirsi come gli pare?

Di recente, sono nati dei movimenti di rivendicazione femminile sulla libertà di vestirsi: lo “slutwalk”. In cui si reclama il diritto a essere “belle, svestite e amanti del sesso senza dover subire le indesiderate attenzioni di maschilisti arrapati”.
Tutto è nato dalla frase di un poliziotto canadese che durante un convegno sulla sicurezza ha detto “Evitate di vestirvi come puttane se non volete diventare vittime di molestie, aggressioni e stupri”.
Tralasciando che a volte sono le donne ad affermare: “Quella si veste come una …”, cui potete obbiettarmi che, la donna che fa quest’affermazione è traviata da un’ideologia maschilista.
Per capire come stanno le cose, voglio analizzare la questione sotto due aspetti, quello biologico e quello sociale.
La nostra specie si è evoluta sviluppando con vigore il senso della vista; fondamentale se vuoi muoverti con agilità tra i rami. Di conseguenza anche altre funzioni vitali, come la scelta del partner. La scelta di partner in base all’aspetto fisico non è superficialità ma pura biologia della specie. La vanità della donna è frutto di questo processo (si agghinda per esaltare i suoi segnali sessuali e trovare un partner). L’attenzione per il proprio corpo (riscontrabile anche nelle femmine di scimpanzé), la voglia di esaltare la femminilità e il piacere di ottenere l’attenzione dell’uomo è la base della formazione di una coppia sessuale.
Nella nostra evoluzione abbiamo associato parti corporee al sesso, come nelle altre scimmie l’esibizione di genitali vuol dire, essere propensi al sesso, i maschi mostrano l’erezione, le femmine si chinano in avanti, sporgendo il posteriore e mostrando i genitali.
Può essere molto pericolo per la sopravvivenza di una tribù, vivere con il rischio che qualcuno ruba il/la partner di qualcun altro. Gelosie e contrasti sarebbero una consuetudine. Ecco che prima di coprirsi per il freddo, l’uomo si è coperto per ridurre l’emissione dei propri segnali sessuali. In alcune tribù africane le donne non coprono il seno perché non è associato al sesso. Quello che era sessuale è sempre variato da cultura a cultura, fino a quando la globalizzazione ha generalizzato anche quest’aspetto della nostra vita.
Per una cultura maschilista, la donna in passato è stata assoggettata per il suo abbigliamento (attività ancora in voga presso culture islamiche). Oggi, In molti parti del mondo ha raggiunto la piena libertà di espressione e il suggerimento di “non vestirsi da troie” è visto come un attacco alla propria libertà di espressione.
Ora cerchiamo di analizzare la situazione.
Ci sono differenze tra un uomo svestito e una donna svestita? Per la nostra cultura attuale sì.
Una donna con una minigonna inguinale e generose scollature è considerata sexy, mentre un uomo con canotta e bermuda, è considerato uno straccione. Forse solo con le vesti eleganti l’uomo riesce a guadagnare sensualità generica. La nostra cultura ha associato al sesso innumerevoli parti della donna, e risulta molto (forse troppo) facile emettere segnali sessuali. Un normale uomo nudo per strada non riesce a emettere segnali sessuali evidenti, suscita ilarità, solo un’erezione lo aiuterebbe nello scopo.
Quali sono le spiacevoli conseguenze di cui parliamo?
Molestie, aggressioni e stupri. Che cosa rappresenta un uomo che si avvicina con fare lascivo a una donna, per ricoprirla di attenzioni indesiderate? Magari toccandola o strusciandosi contro il suo corpo?
Rappresentano una violenza fisica del suo corpo e della sua intimità.
Che cosa rappresenta una donna, vestita in modo provocante per un uomo? Un enorme bombardamento di messaggi sessuali.
Vedere una serie di donne svestite è una violenza mentale indiretta. Un continuo richiamo agli istinti che albergano dentro di lui.
Ritengo sia alquanto limitativo dire che l’uomo deve restare al suo posto, quando la donna ha fatto tutto il possibile per esaltare al massimo i propri segnali sessuali.
Finendo, la donna che ha raggiunto libertà nel vestirsi deve anche imparare a gestirla, e capire i limiti di quando può osare di più e quando di meno.
 


    By Kirby

6 commenti:

  1. Interessantissimo spunto di riflessione.

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  2. ho letto il tuo articolo e anche se l'analisi fatta ha un senso, anche se esistono buon gusto e ragionevolezza (che talvolta sono mancanti in molte donne e uomini) vorrei sottolineare che l'istino nell'essere umano è controllato, si spera, dalla ragione.

    perciò si, per me ci si può vestire come di vuole e un atto di aggressione non ha mai, mai, una una scusa o un'attenuante.
    la violenza mentale a cui ti riferisi si risolve, volendo, con una sega al cesso o una doccia fredda, una violenza fisica a una donna non si risolve mai.

    posso pensare che una è vestita da troia ma dopo che l'ho pensato constato anche che è solo affar suo l'immagine che vuol dare.

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  3. Io non voglio giustificare le aggressioni con quello che ho scritto

    Affermo solo un dato di fatto. Che certi vestiti premono l'acceleratore sull'istinto.
    Non hai mai schiaffeggiato qulcuno per averti fatto qualcosa? L'isitinto ti diceva di farlo e non sei riuscita a trattenti

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  4. si ho schiaffeggiato qualcuno una volta ma avevo quindici anni ;)
    ho capito il senso però sai si fa presto a trasformare una riflessione in una giustificazione, per questa ragione volevo chiarire, sono certa che per te non sia così ma per molti lo è.

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  5. Questo è il mio blog, non è il ministero di Grazie e giustizia. Pure se giustificassi certi atti non cambierebbe nulla.

    Sì, le mie sono mere riflessioni :-)

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