lunedì 24 ottobre 2005

Una tenera storia...


Gigetta (prima parte)


Questa è la storia di Don Antò, un uomo buono come un pezzo di pane.
Don Antò viveva in casolare in campagna, immerso in coltivazioni agricole. Tra i proprietari di quest’area c’era lui e suo fratello Carmine detto “o’ professore” ; così chiamato perché era un luminare della medicina. Gestivano l’ azienda agricola “Malachia”, insieme alla famiglia del professore. Don Antò all’età di quarant’anni era rimasto prematuramente vedovo, non avendo avuto figli, l’unica famiglia rimastagli era quella di suo fratello. La moglie Concetta, e i suoi figli Maria, Vittoria e il figlio maggiore Luca.
Il professore e la sua famiglia vivevano in città, ma in diversi periodi dell’anno andavano in uno splendido caseggiato immerso nel loro territorio agricolo.
Principalmente nel periodo della vendemmia, quando l’attività dell’azienda è più in fermento.
L’ azienda familiare produceva soprattutto vino di buona qualità, ma anche un discreto quantitativo d’olive e d’albicocche. Gli animali da allevamento presenti, erano esclusivamente ad uso privato: qualche maiale , qualche gallina e un paio di capre.
Per quasi tutto l’anno Don Antò abitava in quel casolare, situato in zona collinare, in mezzo ai vigneti, siccome il fratello era molto impegnato col suo lavoro, era lui ad occuparsi principalmente dell’azienda.
“Malachia” era un’azienda piena di personaggi pittoreschi: il burbero responsabile del settore vinicolo Alfredo; Don Ciro coetaneo e cugino dei fratelli, si occupava della vendita dei prodotti dell’azienda, ma non disdegnava di dare una mano nei momenti critici, era socievole e sempre disposto a prendere in giro il prossimo; Yuri, il più anziano dipendente dell’azienda, d’origini ucraine, aveva maturato una notevole esperienza nel settore…
La lista di persone potrebbe continuare per un po’, ma questa è la storia di Don Antò.
Un uomo gentile con tutti, mai scontroso, paziente e tranquillo. Una voce che infondeva sicurezza nell’interlocutore, amante della natura. Insieme al fratello aveva acquistato dei terreni abbandonati e li avevano riqualificati. Il suo rapporto con gli animali era splendido, sembra quasi comunicasse in modo diretto con loro.
Don Antò in un’altra vita sarebbe stato un prete o un monaco, e forse santo.
La morte della moglie fu un brutto colpo per lui, ma grazie alla famiglia che gli stette vicino riuscì a superare quel brutto momento. Era un filosofo, se n’era fatto una ragione dell’accaduto: “Così è la vita” diceva a se stesso.
A colmare il vuoto lasciatogli dalla moglie, furono i suoi amici animali. Cani e gatti che frequentavano l’azienda ottennero maggiori attenzioni da parte di Don Antò; in particolare una giovane micia che di recente aveva iniziato a frequentare la zona.
Di color grigio fumo, due occhietti azzurri talmente limpidi da sembrare di cristallo, un pelo folto e morbido quasi come una peluche, uno sguardo vispo e attento.
La micia divenne ben presto la preferita di Don Antò che decise di chiamarla Gigetta...


 By Kirby 


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