venerdì 27 maggio 2011

Che fine ha fatto Bin Laden ?

Ho visto il film documentario del 2008 “Che fine ha fatto Bin Laden?” . L’autore (quello di “super size me”) con il pretesto di cercare Bin Laden parte per un viaggio alla scoperta del mondo arabo: Egitto, Marocco, Palestina, Afganistan, Pakistan e del loro rapporto con l’occidente.
 L’estremismo è spinto dalla povertà. Ci sono milioni di persone che non ha nulla. Nessuna possibilità per studiare, nessuna possibilità di lavoro, nessuna possibilità di riscattarsi. Persona mal istruite e povere sono facile preda di estremismi di vario genere . Alcune  persone sentono che l’unico modo per riscattarsi in questa vita  è compiere atti estremi.
La politica estera degli Stati Uniti. Ha sostenuto per i loro scopi dittatori per il mondo arabo. Questi dittatori, ovviamente, non si sono mai comportati a favore del loro popolo. Tenendo le popolazioni in uno stato di permanente di povertà. Esempio fulminante è stato l’ex dittatore egiziano Mubarak,  di recente deposto dalla rivolta africana. Un egiziano che vive in condizioni di povertà , sapendo che  il suo dittatore è stato insediato dagli americani non può far altro che provare sentimenti di rancore verso il governo degli USA.
Al Queada si nutre dei poveri per i suoi adepti. Chiacchiere, promesse, e una manciata di soldi bastano per trascinare in una spirale di follia le giovani menti più suscettibili. L’autore intervista molte persone e dappertutto c’è la paura dei genitori per i loro figli possono cadere nelle mani degli estremisti.
Araubia Saudita come sorgente di Al Queada.  In Arabia Saudita non c’è distinzione tra funzionari politici e funzionari religiosi.  Questo significa che chi occupa posizioni di potere nella religione ha in mano il paese.  Nelle scuole c’è un insegnamento anti-occidentale. L’America viene disegnata come un potenza che vuole conquistare il mondo. Osama Bin Laden è stato formato proprio da una scuola saudita. Questa nazione è ricca e forte militarmente; i principali finanziatori di Al Queada sono sceicchi arabi multimiliardari. Tanta assurdità contando che USA e Arabia fanno affari con il petrolio.
 
Cosa ho capito da questo documentario?
Che la povertà è il male della società mondiale.  In qualsiasi contesto chi è povero e mal istruito è più facile che entri in vortici criminali. Senza la “mano d’opera” qualsiasi organizzazione criminale non può svilupparsi.  Una più equa distribuzione della ricchezza comporterebbe minor povertà e minor criminalità.
Siamo ostaggio di estremismi provenienti da ogni lato, religioso, politico…
Ma nonostante ciò , quando c’è da fare affare l’economia non guarda in faccia a nessuno.

           By Kirby

 

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lunedì 23 maggio 2011

Ho partecipato con questo racconto umoristica ad un concorso ma non sono entrato tra i finalisti.

PROVACI TU A DARE UN TITOLO

Eravamo in auto correndo a folle velocità. Talmente veloce che Ernesto dovette scrivere a penna altri numeri sul contachilometri per far avanzare la lancetta. Al crocefisso appeso in macchina, c’era Gesù che si era aggrappato. La foto di Sant’Antonio con la scritta “proteggimi” aveva iniziato a pregare. L’auto cominciò vibrare completamente, sembrava di essere in un vibratore sul set di un film porno.
La velocità era talmente folle che iniziammo a vaneggiare.
Ernesto credeva d’essere Napoleone, e guidò la macchina come fosse un cavallo, percuoteva il cruscotto come fossero i glutei del cavallo e lanciava urla d’incitamento al quadrupede.
Libertà aveva preso i miei capelli e strattonava la mia testa avanti e indietro, emettendo l’urlo di una sirena, infatti, si era trasformata nell’autista di un’autoambulanza.
Io, galvanizzato dal movimento oscillatorio della mia testa e dalle urla degli altri, ero convinto d’esser un pallone di pallacanestro durante una partita di play-off NBA.
Viaggiammo così, fino a quando Napoleone decise di fare una deviazione di percorso. Il cavallo saltò il muretto del bordo stradale e iniziò a galoppare per la prateria; Libertà si accorse che l’autoambulanza era uscita dalla strada, tirò il freno a mano e contemporaneamente mi strappò alcune ciocche di capelli…
Passata la follia, ci guardammo attorno, ma non vedemmo Nessuno in giro. Capimmo che avevamo dimenticato Nessuno all’ultima stazione di servizio.
- Come facciamo? Abbiamo il lavoro da completare. Sottolineò Ernesto.
- Ormai siamo troppo lontani lasciamolo dove si trova. Disse Libertà.
- Hai ragione, tanto ha Nessuno va sempre tutto bene. Risposi –Per il lavoro ci penserà la Provvidenza.
Fummo costretti a viaggiare in una strada secondaria, inconsapevoli di dove potesse condurre, e non c’era nemmeno Nessuno per domandare.
 Arrivammo ai piedi di una collina.
- Oddio che puzza, ma cos’è una fogna? Urlò Libertà.
- Ma quale fogna; sono i piedi di questa collina. Dissi.
- Forse c’è un cadavere da queste parti. Intervenne Ernesto.
- Ma quale cadavere, ho detto che sono i piedi della collina; chissà da quanto tempo non li lava. Risposi.
- Che sporcacciona. Disse Libertà.
Continuammo il nostro peregrinare. La strada secondaria era diventata terziaria, poi quaternaria…
In men che non si dica ci trovammo in mezzo alla vegetazione più fitta: alberi secolari ci guardavano dall’alto con disprezzo, arbusti dispettosi ci graffiavano le fiancate della macchina, sassi maleducati s’infilavano sotto l’auto per farci sobbalzare.
- Sembra un luogo dimenticato da Dio. Osservò Libertà
- Torniamo indietro?  Domandai.
- No, forse più avanti la strada migliora. Rispose Ernesto.
Continuammo zigza-gando tra gli alberi. La luce che riusciva a filtrare tra i rami divenne sempre più debole, fino al buio totale.
Ernesto, dopo aver urtato diversi alberi, disse: “Forse è il momento di tornare indietro”.
- Indietro, dove? Ormai abbiamo perso la retta via, siamo usciti dal sentiero di Dio, solo l’inferno ci attende…
Libertà iniziò di nuovo a impazzire, ora credeva d’esser un predicatore. Uscì dalla macchina e iniziò a parlare interrottamente.
Si rivolse a una quercia secolare e cercò di convertirlo al suo culto (qualunque esso sia) con la frase “convertiti o muori”. La quercia fingeva un ligneo interesse per educazione.
Ebbi un’idea. Consigliai al predicatore di salire su di un albero affinché possa scorgere altri peccatori da convertire e di non preoccuparsi di cadere perché Dio era dalla sua parte.
Tempo dopo il predicatore (pieno di graffi) c’informò che alla nostra sinistra c’era una strada con un folto numero di persone.
- Sicuramente faranno parte di una setta satanica. Disse il predicatore. – Presto autista, andiamo a convertirli!
Ci lasciammo alle spalle quella boscaglia minacciosa, e raggiungemmo un piccolo centro, dove il predicatore aveva visto il mucchio di persone.
Libertà, intanto, si era addormentata.
- Poverina, la scalata dell’albero deve averla stanca. Dissi.
Quel gruppo di persone stava tenendo una manifestazione, e bloccava la strada, impedendoci di passare.
Ernesto s’improvvisò diplomatico e iniziò a contrattare con i manifestanti affinché ci facessero passare.
- Per quali ragioni manifestate?
- Stiamo manifestando contro la guerra. Rispose il portavoce
- Che cosa volete dalle istituzioni?
- Vogliamo la Pace
- Noi possiamo darvi la Libertà, se ci fate passare, la cediamo volentieri.
Iniziarono a confabulare tra loro, poi il portavoce venne da noi.
- Accettiamo.
Lasciammo Libertà ancora dormendo tra i manifestanti e proseguimmo il viaggio.
Ernesto ed io eravamo rimasti senza Nessuno e senza Libertà.
- C’è sempre il lavoro da faree ora siamo in due. Disse Ernesto
- Non preoccuparti Ci penserà la Provvidenza .Risposi sospirando.
Ritrovammo la strada maestra (riconoscibile dal fatto che vuole sempre insegnarti qualcosa), un bellissimo paesaggio di montagne innevate e valli soleggiate si parava davanti a noi. Lo attraversammo senza indugi; era il quadro di un pittore che cercava di vendercelo.
Urlò qualcosa e brandì un bastone. Non riuscii a capire cosa dicesse, eravamo gia lontani, forse voleva salutarci…
Alcune ore dopo ci fermammo per far benzina.
- L’ultima volta abbiamo perso Nessuno, chi dimentichiamo stavolta? Domandai.
- Senti Io, la pianti di dire fesserie? Rispose Ernesto
Mentre discutevamo, si avvicina un tizio losco vestito da pagliaccio in incognito. Infatti, indossava la giacca, la camicia, la cravatta e il pantalone classico, inoltre aveva una ventiquattrore con sé.
-Lei è un pagliaccio in incognito? Domandai
- No, Sono l’ingegner Alfonso Poretti. Rispose lui risoluto.
- Ah Capisco. Dissi non riuscendo a mascherare il mio disappunto.
- Vorrei chiedervi un passaggio, dovrei andare a fare un lavoro, ma purtroppo il treno a vapore su cui viaggiavo si è ricordato di non essere più in circolazione da un pezzo e così sono rimasto a piedi.
- E' la Provvidenza che lo manda allora, cercavamo appunto un ingegnere per un lavoro. Disse Ernesto entusiasta.
- Veramente è il Signor Giorgio Fato a mandarmi, la signorina Caterina Provvidenza è ammalata in questi giorni.
- Mi dispiace davvero, non lo sapevo. Commentò Ernesto.
Orsù non perdiamo altro tempo, salta in auto con noi, abbiamo un lavoro da portare a termine. Dissi Io
- Anche se abbiamo ancora bisogno di un quarto. Sospirò Ernesto.
- Per quello non c’è problema. Intervenne giulivo Alfonso Poretti.
Detto questo, aprì la sua ventiquattrore e nel suo interno c’era un uomo rannicchiato su se stesso.
- Forza, esci fuori.
L’uomo, come un fiore che si schiude, pian piano uscì dalla valigetta e si presentò a noi.
-Piacere sono Franco Franco Franco detto Lucio.
- Problemi di dislessia?
-No, il mio nome è Franco, invece il secondo nome è Franco e poi c’è il cognome che è Franco. Rispose solerte lui.
- A Noi serve un altro ingegnere, non un contorsionista.
-Non preoccupatevi il contorsionismo è un hobby, in realtà sono ingegnere anch’io.
Fu così che entrammo in auto continuammo il nostro viaggio, per fortuna, senza altri intoppi (Anche perché Lucio era una persona facoltosa è pagò l’inventore della storia affinché filasse tutto liscio).
Arrivammo davanti alla fabbrica per il nostro lavoro; ad attenderci la nostra ingegnera capo Roberta Pavone.
-Siete in ritardo. Disse lei spazientita
- Abbiamo smarrito per strada alcuna ingegnerie e abbiamo dovuto sostituirli. DissiIo
- Va bene Seguitemi.
Roberta Pavone entrò in una stanza e salì su una sedia con una lampadina in mano. Noi quattro, ciascuno a un lato della stanza, la sollevammo e cominciammo a ruotarla.
La fabbrica produceva barzellette e freddure. Con la nostra opera riproducemmo la freddura numero 1266332683634 AE Ovvero:
Quanti ingegneri occorrono per avvitare una lampadina?
Cinque, Uno mantiene la lampadina e Quattro ruotano la stanza”.
Soddisfatti del lavoro, uscimmo per una pausa.
- Sai che mentre eravamo bloccati in quella foresta ho trovato questa foglia enorme.
Nel dire questo, Io mostrai questa foglia enorme a Ernesto.
 
Morale: Larga è la foglia, stretta è la via, dite la vostra, ma è meglio la mia.

                 BY Kirby

 
 
 
  
  

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sabato 14 maggio 2011

E' in casa Bubu?

“È  in casa Bubu?”. Progetto musicale ad alto tasso alcolico; quello di cinque balordi all’ombra del Vesuvio.  A detta loro, suonano “cafon-stoner” . Parola composta da genere musicale “stoner” e dal termine “cafone”. Il termine gli si addice a pennello dato che sono grezzi, tanto grezzi, a cominciare dalla voce che non ha testi scritti da cantare  a memoria, ma improvvisa ogni volta, prendendo  spunto da frasi di celebri  film oppure lanciando improperi e minacce al pubblico presente. Voce ruvida e graffiante piena di urla infernali. Batteria a martello che inchioda il cervello sin dai primi colpi, corde di basso e chitarre che  legano il corpo a queste atmosfere hard.  Quello che ha questo gruppo è qualcosa che manca a qualche band conosciuta a livello mondiale :  ovvero la presenza scenica di indubbio impatto, e la carica sul palco. Un consiglio spassionato è quello di incitare il vocalist prima dell’esibizione, otterrete lo stesso effetto dello scuotere una lattina di coca-cola prima dell’apertura: esplosivo. Arrivando anche a fare flessioni sul palco  o a rubare il microfono del  gruppo successivo. Travestimenti ispirati ai film di Totò sono all’ordine del giorno , così da poter veder salire sul palco Fidel Castro e sua moglie, oppure un turco, o perfino scolaretto delle elementari.
“È  in casa Bubu?” sembra tanto una di quelle invenzioni sgangherate  di un professore da strapazzo; che tuttavia riesce a fare il suo dovere: gasare e divertire il pubblico con le loro trovate e le canzoni  incalzanti, per tutta la durata dell’esibizione.
Meriterebbero di marcire nel peggior bar di Caracas e dietro di loro, noi supporter ubriachi. Emblemi di una gioventù decadente votata al cazzeggio, quasi sembrano dire “Non abbiamo un futuro davanti , non ci resta che bere questa musica tra amici e suonare le bottiglie di birra fino all’alba ; alla faccia delle iene e degli sciacalli che sono fuori ad aspettare le nostre carni”.
Sono  giovani, sporchi e cattivi, cosa c’è da dire più?
Non buttare niente è peccato

   By Kirby


[youtube http://www.youtube.com/watch?v=AQYa8De3-9I&w=425&h=349]

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lunedì 9 maggio 2011

C’è un luogo segreto

Le città sono sempre più caotiche al giorno d’oggi. Tra ammassi di persone che spingono, auto rumorose e rimbombanti, clacson assordanti, metropolitane piene come scatole di sardine,aria puzzolente, non c’è modo di stare tranquilli. Tutti di corsa, sempre occuparti nelle nostre faccende , con lo stress che aumenta.
Per fortuna conosco un località segreta. Un posto lontano dallo stress cittadino; l’ideale per rilassarsi e distendere i nervi. Non ci credete? Ora ve lo mostro.
Ecco, vedete? Ammirate questo luogo immerso nella natura e nel verde; nessun rombo di motori per chilometri, niente smog ad avvelenare i polmoni, più silenzioso di un cimitero. Non c’è traccia di essere umano e gli alberi crescono indisturbati. Il fruscio delle fronde e lo scrosciare del fiume sono gli unici rumori; l’ideale per mettere la canna da pesca in acqua, distendersi al sole ed appisolarsi felici. Un luogo dove poter ritrovare il gusto per le cose semplici.
Qual è il nome di questo paradiso terrestre? Chernobyl. 

    By Kirby
 

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giovedì 5 maggio 2011

Nella soffitta del computer ho ritrovato questo mio scritto dimenticato e impolverato...


Almeno una volta vorrei possederti Angelo mio
come la rugida scivola sui petalidi una rosa al mattino
in tal modo solcherei i tuoi seni.
carezzarti i fianchi poi,
che soave visione
farci scivole le mani giù in fondo,
come ruscelli per il versante d'una collina.
Pelle a pelle,
L'odor tuo l'immagino come la fresca vaniglia,
e chiudendo gli occhi t'assaggerei morso a morso
gustando ogni bacio finoo in fondo, per paura che sia l'ultimo.

  By Kirby

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