venerdì 25 agosto 2006


Un saluto a tutti i ragazzi che ho conosciuto nel mio viaggio : Marco e il suo cane truffò, l'unico ragazzo di Milano  che di milanase ha solo l'accento, Veronica, Viola dagli occhi diabolici, Tiago e Ruy, più che essere portoghesi sembrano naploletani,  Camilla la parigina, Asterix ed Obelix, Iris dalla voce di cartone animato, Adrianne che ha avuto molta pazienza com me..e tutti i gli altri con cui ho parlato poco per problemi di lingua...la prossima volta publicherò le" mie riflessioni di viaggio "



Il Bacio (prima parte) Con gli stessi protagonisti de "una sera tra amici"



- Quando bevo qualcosa con del ghiaccio dentro, ricordo sempre mia madre che mi diceva di bere piano, perché poteva farmi male.
Stringevo tra le mani un bicchiere di rum e coca e osservavo la condensa che appannava il vetro quando mi era venuta in mente questo ricordo di gioventù.
Ignoro il motivo per cui stavo raccontando ad un cameriere quest’episodio, e ancora più misterioso il motivo per cui lui, sembrava stranamente interessato. Era più giovane di me. Faccia pulita, carnagione chiara, leggermente lentigginosa, occhi e capelli castani. Con la classica pettinatura da bravo ragazzo. Tutto sommato se fossi una ragazza, una notte con lui la passerei volentieri, per il gusto di vedere come gode una faccia d’angelo.
Strano. Strano davvero; mi guardava come se fosse seriamente interessato a ciò che dicevo…
-Ehi, amico ci becchiamo dopo. Mi congedai.
Iniziai a girovagare per la villa, alla ricerca di qualcosa d’interessante.
Una villa a due piani, con un ampio giardino e piscina annessa.
Nella periferia della città c’era quest’edificio, in cui il lusso era ostentato in maniera esagerata. Divani, lampade, sedie, letti, tavoli, quadri, piante da salotto…cucina, salone principale, bagni, camere da letto…tutto era in armonia, nessuna parte dell’arredamento era fuori posto; quella casa sembrava progettata da un architetto pazzo, maniaco del perfezionismo.
Perfino i tocchi di legno poggiati dentro al camino sembravano, posti in modo tale da armonizzarsi con il resto della casa.
Era la tenuta di Vincent, un riccastro esaltato, che lavora sei mesi l’anno e il resto è solo un girovagare per il mondo. Stava tenendo un piccolo “party” per il suo ritorno in città, e acciuffarsi qualche nuova pollastrella.
Tra gli ospiti che si stavano gustando il rinfresco, vedo con mia sorpresa Ghismo.
Un tipo particolare: Biondo, coi capelli rasati alle tempie e lunghi sulla testa, carnagione chiara, naso aquilino, occhi azzurri e spiritati, con un ghigno che accompagnava sempre le sue risate. Indossava sulla testa un cappello da aviatore della prima guerra mondiale, era vestito come il componente di una punk band. Chissà com’era riuscito ad intrufolarsi in questa festa, lui ne conosce sempre una più del diavolo.
Stava bevendo una birra (ed è un mistero, giacché al party le birre non erano servite) e flirtava con …….
Lunghi capelli lunghi, occhi verdi, ombretto nero, gote rosa pallido, labbra carnose, lucidalabbra rosa. Indossava un corpetto aderente bianco, dei pantaloncini aderenti dello stesso colore, calze grigio fumo avvolgevano le sue splendide gambe, ai piedi stivaletti col tacco a spillo. A guardarla sembrava la versione femminile di un drugo in “Arancia meccanica”. A questo pensiero, un tiepido sorriso mi comparve in volto.
Bisogna stare attenti con questo drugo, potrebbe fare al tuo cuore quello che Alex faceva ai corpi delle sue vittime. Ghismo non è un allocco, non c’è da preoccuparsi, e poi di lui non m’importava assolutamente niente
- Ehi Nemo! I miei pensieri furono interrotti da una voce e da una mano sulla mia spalla.
Era Vincent accompagnato da due ragazze.
- Erika non è ancora arrivata ? domandò col suo sorriso a 34 denti.
- No, non ancora. Risposi meccanicamente, cercando di non far trasparire nessun’emozione.
Brutto coglione, sei sempre convinto di portarmi via Erika? Pensai.
- Sei sicuro che abbia capito dove si trova la villa?
- Non preoccuparti, vedrai che tra poco arriva.
Vincent era a torso nudo, per evidenziare il suo fisico scolpito; di carnagione scura, coi lineamenti del viso molto marcati, lunghi capelli lisci e scuri. Naso e occhi grandi, sguardo profondo e penetrante. Denti bianchi ed una larga bocca.
Sulla spalla destra il suo tatuaggio: una tarantola bio-meccanica. Per metà una normale tarantola, l’altra mostrava ingranaggi e pistoni che dovevano rappresentare l’interno dell’aracnide. Il chelicero meccanico era una cesoia, gli arti mossi da pistoni e articolati tramite piccole ruote dentate, alcuni tubi di contorno completavano l’opera.
- Questo è il tuo nuovo tatuaggio? Domandai con la consapevolezza che ciò avrebbe alimentato il suo ego.
- Si, ti piace? Sono venuto appositamente in città per questo, in zona c’è un tatuatore molto bravo.
Annuii senza aggiungere parole.
A parer mio Vincent non è altro che un riccastro esaltato, ed uno dei motivi per cui sono qui è perché vuole mettere le mani sulla mia Erika.
- Vado a prendermi un altro aperitivo. Dissi per congedarmi dal coglione.
- Fai pure
Ritornai dal piccolo cameriere per il bis, quando un paio di mani coprirono i miei occhi.
Uso le mie mani per sondare le sue: dita lunghe, unghie appuntite, un paio d’anelli, fredda pelle.
Feci uno sbuffo, tolsi le mani che mi coprivano il volto. Era Erika, che guardandomi negli occhi sorride ed emette un timido “ciao” a bassa voce. Strinsi le mie mani intorno alla sua vita e ci baciammo.
- Come stai? Domando lei.
- Bene, bene. Hai già salutato il tuo caro Vincent?
- Dai, non essere geloso. Rispose lei passandomi una mano sulla guancia – Per me ci sei solo tu.
I suoi capelli castani erano ancora più lunghi di quando l’avevo conosciuta, ora arrivavano alla vita.
- Vuoi un aperitivo? Offre Vincent…
Mentre il giovane cameriere porgeva il bicchiere ad Erika, lei esclamò: “ Ivan! Ciao! ”
- Ciao Erika. Rispose lui, abbassando leggermente lo sguardo
- Che piacere rivederti, era un po’ che eri scomparso. Cove sei stato ?
- Ho lavorato per un paio di mesi su una nave da crociera. Sono tornato da poco.
- Oh interessante. Poi si rivolse a me: “Ti ricordi d’Ivan? Quel ragazzo che ci accompagnò a casa quando eri troppo ubriaco per guidare.
- Vagamente…Ciao e grazie per quella sera.
Gli strinsi la mano. Come potevo ricordarlo ? quella sera era completamente ubriaco.
Lo guardai negli occhi; ebbi la sensazione che aveva una certa malinconia in sé. Mi sentii a disagio, ebbi la necessità di allontanarmi da lui.  ( continua )
                                                                            By Kirby
 



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