mercoledì 1 agosto 2012

Pillole di romanzo: Palla Magica

Palla magica

Iniziò tutto con un gesto della mano. Uno scatto repentino delle falangi come se avessi avuto gli artigli retrattili. Solo uno dei tanti gesti involontari che compi quando sei da solo, soprappensiero.
Quella volta fu diverso, perché ero in compagnia.
All’inizio non ci feci caso; non poteva un piccolo gesto farmi capire cosa stesse succedendo.
Tutti parlano e gesticolano nella solitudine di una stanza; ma in presenza d’altra è follia.
La mia mente stava chiudendo ogni comunicazione col mondo esterno.
È come vivere in una bolla, osservare l’esterno, ma senza interagire con gli altri. Alla stregua di quei malati mentali che vivono in un mondo tutto loro lontani dalla realtà, con l’unica differenza di essere consapevoli.
Non ho la pretesa di essere unico. Eduardo de Filippo, nella commedia le voci di dentro introduce Zio Nicola, che per disillusione delle cose umane ha rinunciato a parlare.
Chissà quanti vivono alla finestra della loro vita; ma rifiutarsi di parlare è qualcosa di ascetico, come la meditazione tibetana. Il vantaggio e che posso spacciarmi per filosofo, dichiarare la mia volontà per questo atto e nascondere la patologia.
Sono diventato una palla magica. Quelle palle giocattolo trasparenti, ripiene d’acqua, con una altra palla dentro, su cui è disegnata una faccia. Rendendo la faccia immobile a fissare il mondo che la circonda.

C’è crisi
Devo mettere da parte i sogni
E cominciare a vivere.
C’è crisi
Per fortuna non ho mai avuto sogni
Per sperare di vivere


By Kirby

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