venerdì 29 marzo 2013

Pillole di romanzo: il tempo delle arance




Ho perso la mia sanità mentale. Capita.
Avevo una moglie, un figlio e un cane e ora ho le mie arance. Prima che possiate chiederlo, non è colpa della crisi.
L‘equilibrio della mente non è un portafoglio, non si perde da un giorno all’altro; è piuttosto un edificio che crolla. Ci sono le avvisaglie, le crepe, le oscillazioni, l’intonaco che si stacca e poi il patatrac.
Chiamatemi anche malato mentale, non mi offendo, ci sono abituato.
Camminare per strada e non far voltare i passanti è impossibile. Quando cammini per strada, senti i loro sguardi su di te, ti additano e ti evitano.
Il mio cervello non se ne cura, lui pensa ai ricordi, e appena salgono a galla, quelli vivi, quelli che mi hanno segnato, la lingua si scioglie da sola e sottolinea quei pensieri con parole superflue. Scatti improvvisi e incontrollabili; ma basta la presenza di una sola persona vicino a me, per farmi tacere. Ho chiuso qualsiasi canale di comunicazione con l’esterno, ma non vivo nel “mio mondo”, perché guardo i vostri gesti e ascolto le vostre parole. Vi conosco e non m’interessate.
La punta più drammatica è l’insonnia. Io che da bambino dormivo fino a tardi, ho conosciuto la veglia notturna. Così giù di sonnifero, per placare quel cervello fuori uso.
Se volete conoscere i dettagli della mia storia, di mia moglie, dei miei figli e del mio cane, rimarrete delusi. Io ho le mie arance, fanno bene, contengono vitamina C, diceva mia madre e poi sono molto buone e non m’interessa altro. Agli uomini normali piace raccontarsi. Cercare empatia, confidarsi, essere capiti.
Noi siamo altro
Noi siamo i pazzi
   By Kirby
 

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