mercoledì 23 maggio 2007


Un racconto spensierato  che iniziai a scrivere l'anno scorso e che finì nel dimenticatoi. Spero di completarlo al più presto



Scrittori d'oggi (prima parte)



Era una notte buia e tempestosa… “Orribile”.


Correva l’anno 19… “No, peggio di prima”.


“Pensa, pensa”, mormorava a voce alta Ludovico davanti al suo pc.


Mordendosi il labbro inferiore, ricominciò a battere i tasti sulla tastiera: Era tutto pronto per il grande viaggio… “Che schifo”. Rileggeva la frase e rigurgitava commenti di disgusto; poi pigiava il tasto “dolete”, e osservava con rabbia il cursore che cancellava le parole che aveva scritto. Ricominciò a toccarsi il ciuffo dei capelli in modo ossessivo e rimuginava a testa bassa, sulle parole da scrivere.


“Possibile che sia più difficile trovare un inizio per un libro che tutto il resto?”. In verità lui non era nemmeno sicuro del resto del libro…


“Maledetta musica” pensò “Sarà sicuramente sua la colpa” Con la schiena leggermente curva, afferrò il mouse e andò a cambiare la musica che usciva dalle casse del suo pc, poi ritornò a fissare il cursore. Era come ipnotizzato dal suo lampeggiare, sperava che da quella piccola stanghetta sul monitor arrivasse l’ispirazione; Poi scrisse “Tutto sarebbe potuto accadere tranne ciò che invece realmente accadde”. Fermatosi un attimo, rilesse la frase. Un sorriso di compiacimento si disegnò sul suo volto. “Bene” disse “un bell’inizio intrigante”.


Per quella semplice frase già si gongolava sulla sedia.


Alcuni minuti dopo si rimise all’opera. Iniziò a ragionare sul seguito, e un dubbio lo assalì: “Il resto della storia riusciva a rispecchiare la frase iniziale ? Se invece non avesse mantenuto le aspettative, quella frase sarebbe risultata inutile”. Mestamente, e con fare losco, pigiò il dito su “delete”, per cancellare la frase, lasciandosi scappare una parolaccia.


Squillò il telefono, e Ludovico destatosi dal suo meditare, allungò il braccio e rispose.


Era Sarfa, la sua ragazza, a telefonarlo.


- Ciao amore, come stai ?


- umh questo romanzo continua a darmi grattacapi


- ohh mi spiace, ma non preoccuparti più di tanto; non è il tuo lavoro, se ci riesci bene, altrimenti non fa nulla.


- Ma io ho un ottimo potenziale, potrei tranquillamente sfondare…


- In verità, il primo premio per un concorso scolastico sembra il massimo delle credenziali. Rispose Sarfa con tono sarcastico.


-…Uff, tutti a prendermi in giro, ma vedrete un giorno tutti mi conosceranno. Disse con tono orgoglioso.


- Se lo dici tu…comunque ti avevo chiamato, per invitarti a casa della mia amica Katia, ci saranno un bel po’ di persone, magari ti distrai un pò dal tuo hobby.


- Uhm..ok, però ora lasciami in pace che devo continuare a scrivere


- Certo, allora io ci vediamo a casa sua, vieni quando vuoi.


-Va bene, ciao


- Ciao


Ludovico posò la cornetta e tornò a concentrarsi sul cursore. L’idea iniziale di scrivere un romanzo storico iniziava a scemarsi. Iniziava a sorgere il problema di un nuovo soggetto.


S’alzò dalla sedia per prendersi una pausa, agguantò dal tavolo la tazza di cioccolata calda e si diresse verso il balcone. Attraverso la vetrata osservava fuori con fare distratto, e contemporaneamente beveva la cioccolata. Compiva quei gesti per darsi un tono, per entrare nella parte del vero scrittore di best-seller.


 Posò la tazza sul tavolo, e torno al balcone; poggiò i gomiti al vetro e osservò fuori con maggior attenzione: il cielo era pieno di nuvole grigie, di lì a poco sarebbe piovuto, la strada secondaria in cui abitava era stretta e poco luminosa, la rosticceria di fronte casa sua produceva un bel viavai di persone.Ludovico osservava tutto questo in religioso silenzio. Fece un paio di lunghi respiri, poi andò a prepararsi per la serata...


Quella sera il clima era piuttosto rigido. Aprì l’armadio e indossò un impermeabile nero, prese l’ombrello e sgusciò fuori nella notte.


La sua auto era dal meccanico, per cui doveva prendere la metropolitana per recarsi a casa di Katia. Camminava a testa leggermente inclinata verso il basso, nascondendo il viso dall’impermeabile a collo alto, usava l’ombrello come appogiò. Osservava tutto ciò che lo circondava, come se fosse lo spettatore di un film; guardava e giudicava nella sua testa: un’allegra famiglia che usciva dal supermercato ricolma di pacchi, il ragazzo delle pizze che faceva il suo lavoro, un uomo che portava a spasso il suo cane, due ragazzine che spettagolavano davanti ad un vetrina. Nella sua testa lui non faceva parte di quel paesaggio, era al di sopra di loro, lui era uno scrittore ed era in grado di cogliere particolari che altri non potevano.


Quella fermata della metropolitana alle otto di sera era abbastanza solitaria. C’era solo una coppietta e un gruppo di ragazzini ad aspettare il treno con lui. Si guardava intorno con quell’aria da saccente avendo sempre il volto semi-nascosto, e immaginava i motivi per cui quelle persone erano lì ad aspettare.


Dopo alcuni minuti d’attesa arrivò il treno che portò tutti via.


Ludovico, nonostante c’erano alcune sedie libere, preferì rimanere alzato e osservare gli altri “poveri pendolari”: La donna che leggeva il libro, il ragazzo che ascoltava musica comn le cuffie, l’uomo con la ventiquattrore…


Osservando queste persone lui, si sentiva leggermente al di sopra degli altri, e sembrava non ricordare tutte le mattine che usava la metropolitana per andare a lavoro.


“Pensa, pensa” iniziò a ripetere nella sua mente. “Il romanzo…”


La galleria buia era in netto contrasto con le luci al neon bianche del treno, Ludovico, alternativamente guardava il dentro e il fuori, poi si concentrò ad osservare il saliscendi della linea bianca dipinta nel tunnel. Rimase incantato.


L’idea di un romanzo storico ambientato in Italia negli anni di piombo era sempre più flebile. “A chi poteva interessare qualcosa del genere ?” pensava. Teneva la fronte poggiata al vetro del finestrino, e rimuginava con espressione preoccupata “Serve un idea migliore”. Qualcuno dei passeggeri nel vederlo in quella posa, pensa “poverino, chissà cosa lo preoccupa”.


Quando arrivò la sua fermata, scese senza accorgersi che aveva suscitato la preoccupazione a metà dei passeggeri della carrozza.


L’aria s’era fatta più pungente, La casa di Katia era a pochi isolati dalla stazione, Ludovico, camminava a testa bassa, osservando sempre meno chi lo circondasse.


Ebbe un attimo di sconforto per questa sua difficoltà, e si fermò per un attimo, incerto sul da farsi.


“Coraggio, forza, non pensarci almeno per stasera”, disse a se stesso per infondersi coraggio…(continua)


 


    by Kirby


 


 


 


 


 


 


 


 


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4 commenti:

  1. infatti non era quello il post epico deficiente!
    oddio, non l' hai neanche letto se è per questo ne sono sicuro al 100% e poi Scinnm a Cuolllllll!!!! è o non è il mio blog!!!

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  2. perchè Tu si omm?? Ahhhhhhhh Te n' aggia Da Cienteuna capat nfaccia!!!

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  3. si infatti l'avevo immaginato ;p
    ciaooo

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