domenica 3 ottobre 2004


Oggi un racconto complementare al precedente. La prossima volta qualcosa di molto diverso



Partita con la morte



Cucù cucù, Cucù cucù. L’orologio a cucù appeso alla parete indicava le nove.



La luce calda del camino illuminava a malapena la grande stanza. Trofei di caccia,dipinti,una libreria,un barometro,ninnoli vari era ciò che decorava le pareti di legno della stanza. Oltre al crepitio del fuoco,gli unici rumori provenivano dal televisore a 42 pollici con schermo ultrapiatto situato in un angolo. A sfogliare i canali in maniera distratta c’era un uomo di mezza età; sprofondato in una poltrona di raso rosso coi ricami dorati lungo gli spigoli.



Quella sala era la principale di una piccola villa a due piani ,posta su di una collina ai bordi della città.



Quella sera ciò che si ammirava dal terrazzo della casa,era il solito incantevole tappeto di luci della città. Questa visione è possibile avvistarla in tutte le città del mondo,l’importante e trovarsi di sera ad una quota maggiore rispetto alla metropoli. Difficilmente le persone rimangono impassibili a questa bellezza artificiale; anche quell’uomo,più volte, si era soffermato con sua moglie ad ammirarlo;dialogando amabilmente con la consorte come fosse il lieto fine di un film.



Quella sera l’unico lieto fine era del film trasmesso in tv. L’uomo guardò senza scomporsi la scena finale che tante lacrime aveva strappato agli occhi di mezzo mondo. Il suo viso solcato dalle rughe,le aveva forse esaurite,oppure aveva dimenticato il loro uso. Imperterrito continuò a fare zapping, aveva la testa altrove. Intanto i suoi occhi iniziavano a dare segni di cedimento (chissà da quante ore era in quello stato), così lentamente chiuse le palpebre.



Ding-dong , ding-dong. Il campanello di casa suonò per alcuni minuti.



L’uomo immaginava chi fosse : “Un automobilista in panne?”. “Impossibile,avrebbe suonato il citofono fuori al giardino”, “Forse uno dei bastardelli che vuole in prestito la fuoriserie” , “vorrei tanto ammazzarli”.



Mentre pensava, aveva già lasciato la sua poltrona e recandosi alla porta domandò: “ Chi è? ”. ”sono io”.  Risposero dall’altra parte della porta.



Nella mente dell’uomo si visualizzò la figura dei suoi figli. “sono venuto a prenderti” aggiunse la voce. Le parole fecero piombare un punto interrogativo nella testa dell’uomo;fermando la sua avanzata istantaneamente. “ chi sei ?”



“ non mi riconosci? Sono la Morte” a queste parole comparve d’innanzi a lui



La figura del mietitore.



Una tonaca bianca,viso coperto dal cappuccio,falce alla mano;dopo lo stupore iniziale, l’uomo disse “sei come ti ho sempre immaginato”.



“non esattamente”. “ sono come la mente delle mie vittime mi raffigura”.



“Suppongo che assumi molto spesso quest’aspetto”.



“ si,hai ragione.”La Morte cambiò subito argomento: “Alberto,sono qui perché è finito il tuo tempo” .”Dobbiamo partire subito?”. “Non preoccuparti c’è tempo fino all’alba;possiamo fare due chiacchiere prima.



Cucù cucù,Cucù cucù. L’orologio indicava la mezzanotte. Alberto era seduto sulla sua poltrona : “Parli con tutte le tue vittime prima di portarle via?”. “no,solo il sabato sera prima del lavoro che mi attende sulle autostrade”.



 “le stragi del sabato sera?” domandò Alberto.



“Per l’appunto” annuì la Morte.



“sai dirmi se anche i miei figli faranno questa fine?”



“Non so dirti, il loro destino non è ancora stabilito”



“le cause della mia morte?”



“Crepacuore;dalla morte di tua moglie la tua salute è andata via via scemando.”



“Hai ragione”



“I tuoi figli non ti hanno di certo aiutato…”



“Quei maledetti”intervenne Alberto “Non aspettano altro che dividersi il mio patrimonio”. “Spero che si uccidano a vicenda per dividersi la torta”.



“devo contraddirti,i ragazzi sono già d’accordo su come dividersi il malloppo” replicò la Morte.



Alberto rimase pensieroso per diversi minuti;poi disse: “Giochi a scacchi?”



“non impazzisco per questo gioco ma ogni tanto una partita la faccio” rispose la Morte



Cucù cucù,Cucù cucù. Un’altra ora era passata in quella stanza.Mentre Alberto, modesto giocatore di scacchi ,era assopito in poltrona,la sua anima stava per giocare l’ultima partita della sua vita.



“Cosa c’è in palio?” domandò la Morte.



“Lo scambio di persona tra me ed i miei cari figlioli”



“Tu hai letto troppi libri;ti ripeto che il tuo tempo è finito”



L’uomo sprofondò in un altro lungo silenzio. Fino a che disse: “Possiamo giocarci il modo in cui morirò?”



“credo che si possa fare” mormorò la Morte.



Una lunga partita cominciò in quella piccola villa.



Fuori il cielo iniziava a schiarirsi, la meraviglia di luci perdeva gradatamente il suo fascino. A quest’ora gli animali notturni vanno a dormire e i diurni si svegliano.Dato il giorno e l’ora s’incontrano per le strade solo i ragazzi che aspettano l’alba dopo una notte di festa, o il netturbino che pulisce il manto stradale.



Durante la partita,la Morte era stata sempre in vantaggio la sua superiorità era palese,stava giocando come il gatto e il topo;ormai con un paio d’abili mosse avrebbe potuto vincere in qualsiasi momento. Alberto,che aveva dato il meglio di sé avrebbe venduto l’anima al diavolo pur di vincere quella partita.



 La Morte dimostrata, il suo valore non era interessata più alla mera vittoria;ora era incuriosita dal motivo per cui Alberto le aveva fatto questa proposta;così



Fu facile per lei fare qualche passo sbagliato e andare sotto scacco.



“Scacco al re!”urlò Alberto.



La Morte senza scomporsi prese la sua falce e disse “Complimenti,ma ora sbrigati che hai poco tempo” poi scomparve.



Cucù cucù,Cucù cucù.Erano le sei tra un ora il sole sarebbe sorto.



Il corpo d’Alberto si destò;con fare sicuro e senza altri pensieri, riattizzò il fuoco,poi si diresse in cucina.Dopo pochi minuti era di nuovo sulla sua poltrona,ad occhi chiusi.Stavolta il suo viso era rasserenato,un tiepido sorriso comparve sul suo volto,e forse le sue ghiandole iniziarono a produrre lacrime.



Passata un ora l’orologio stava per compiere ancora il suo dovere;ma non ci fù il tempo,un’enorme esplosione avvolse tutta la villa.In men che non si dica,rimasero solo cumuli di macerie al posto dell’incantevole abitazione.



Intanto il sole sorge ed una Morte ghignante ritorna al suo lavoro



 



                                                                              by  Kirby







frase del giorno : Morte desiderata non arriva mai



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 


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3 commenti:

  1. ....... wow ........
    e chi se lo immagginava......
    Ciao Mio RE!!!!!

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  2. Bella! ma non poteva ucciderli, i figli, prima di morire???
    ^_^

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  3. No, par che non fosse il loro destino, però gli ha tirato un gran bel tiro mancino. :D e bravo Alberto.

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